Notizie Nel Mondo - Notizie, affari, cultura Blog Politics «Ppe e von der Leyen aprano ad Ecr»
Politics

«Ppe e von der Leyen aprano ad Ecr»


L’Europa non può permettersi di essere debole, e i partiti usciti indeboliti dalle urne europee non possono dettare legge e nomine sui prossimi cinque anni della Commissione. É una Giorgia Meloni molto netta e chiara, quella che spiega al Parlamento la posizione del governo italiano in vista del Consiglio europeo di domani che deve decidere sulle nomine per i vertici dell’Unione europea. «La disaffezione» dei cittadini verso l’Ue si è «materializzata anche in un’astensione» che «non può lasciare indifferente» la classe dirigente che in Ue sembra «tentata dal nascondere la polvere sotto il tappeto continuando con logiche deludenti». Lo dice la premier Giorgia Meloni durante le comunicazioni in vista del Consiglio europeo. Dalle elezioni europee «dobbiamo trarre alcune importanti indicazioni», «tutte le forze politiche in questi mesi hanno sostenuto la necessità di un cambiamento nelle politiche Ue, nessuno ha detto che sarebbe stato sufficiente mantenere lo status quo. Tutti hanno concordato su un punto: l’Europa deve intraprendere una direzione diversa rispetto al posizionamento preso finora», ha aggiunto la premier. Imporre scelte di una maggioranza fragile, uscita perdente dalle urne, è un errore. Questa la sintesi delle comunicazioni pronunciate in Aula dalla premier Meloni in merito ai top jobs europei. 

Le fa eco il suo vicepremier Antonio Tajani che chiede al suo gruppo europeo di riferimento di aprire le porte della maggioranza al gruppo guidato da Meloni: i Conservatori di Ecr. «Il nostro impegno è per votare Ursula von der Leyen (in Europa, ndr), un impegno che esclude qualsiasi accordo con i Verdi. Quindi mai con i Verdi e chiediamo al Ppe, e anche alla von der Leyen, di aprire un dialogo con i conservatori». Tajani ha infatti ricordato che «Socialisti e liberali non hanno vinto le elezioni ma le hanno vinte i conservatori».

Mattarella: «Non si può prescindere dall’Italia»

E sul tema si pronuncia anche il Capo dello Stato Mattarella«Non si può prescindere dall’Italia». Così, a quanto si apprende, il Presidente della Repubblica nel corso della colazione di lavoro al Quirinale con la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni e i Ministri Tajani, Giorgetti e Fitto in vista del prossimo Consiglio europeo. Meloni ha ripetuto quanto comunicato in Parlamento. Il Capo dello Stato ha fatto comunque presente che non è suo compito entrare nelle dinamiche politiche della Ue di questi giorni.

L’intervento di Meloni in Aula: cosa ha detto

«La percezione che hanno avuto gli italiani e gli europei è di una Unione troppo invasiva che pretende di imporre come guidare quanta terra coltivare come» va ristrutturata «la casa» e «mentre cerca di normare tutto finendo anche con il rischio di omologare culture, specificità geografiche e sociali, rimane più debole sugli scenari globali, con il risultato di rendersi sempre più vulnerabile agli choc esterni», ha ribadito Meloni. Ci sono stati di recente dati in «controtendenza positivi» che però sono «sembrate più l’eccezione che la regola», ha aggiunto. A suo avviso l’Ue ha «il compito molto arduo di ripensare totalmente le sue priorità» e di «fare meno e meglio». «Non mi stupisce che sia emerso prima durante e dopo la campagna elettorale» un certo approccio ma «nessun autentico democratico che creda nella sovranità popolare può in cuor suo ritenere accettabile che in Europa si tentasse di trattare sugli incarichi di vertice ancora prima che si andasse alle urne», ha detto ancora Meloni.

«Alcuni hanno sostenuto che non si debba parlare con alcune forze politiche, che poi sono quelle stesse forze che più sono cresciute alle urne. Le istituzioni Ue sono state pensate in una logica neutrale. Gli incarichi apicali sono stati affidati tenendo in considerazione i gruppi maggiori, indipendentemente da logiche di maggioranza e opposizione. Oggi si scegli di aprire uno scenario nuovo e la logica del consenso viene scavalcata da quella dei caminetti, dove una parte decide per tutti. Una ‘conventio ad excludendum’ che a nome del governo italiano ho contestato e non intento condividere o accettare», ha aggiunto la premier.

Il voto

«Se c’è un dato indiscutibile che arriva dalle urne è la bocciatura delle politiche portate avanti dalla forze politiche al governo in molti della grandi nazioni europee, che sono anche in molti casi le forze che hanno impresso le politiche europee degli ultimi anni», ha detto ancora la presidente del Consiglio che ha citato le percentuali ottenuti nei singoli Paesi Ue dai partiti di governo: «16% in Francia, 32% in Germania, in Spagna il 34%». «Solo in Italia — ha aggiunto — il 53% degli eletti è espressione delle forze di governo». «L’errore che si sta per compiere con l’imposizione di questa logica e di una maggioranza fragile e destinata probabilmente ad avere difficoltà nel corso della legislatura è un errore importante non per la sottoscritta per il centrodestra o per l’Italia ma per un’Europa che non sembra comprendere la sfida che ha di fronte o la comprende ma preferisce in ogni caso dare priorità ad altre cose», ha aggiunto Meloni.

Tajani: «Ppe apra a Ecr»

 «Chiediamo al Ppe, e anche alla von der Leyen, di aprire un dialogo con i conservatori». Così il segretario di Forza Italia, Antonio Tajani sulle nomine europee, a margine di una conferenza nella sede del partito. Tajani ha ricordato che «Socialisti e liberali non hanno vinto le elezioni ma le hanno vinte i conservatori».

«L’Italia non può essere mortificata. Le spetta un vicepresidente, che sia anche un commissario con un portafoglio importante. Ci siamo accontentati in passato di avere un commissario senza vicepresidente. Lo voglio dire prima delle trattative e lo dirò anche nel Ppe», ha sottolineato il vicepremier. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Exit mobile version