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potrà contare su fondi certi. Emendamenti bipartisan per un contributo fisso


Governo, maggioranza e opposizione sono al lavoro sulla partecipazione di Roma al fondo di solidarietà tra i Comuni. Lo schema di partenza prevede di tenere fuori la Capitale dal meccanismo di ripartizione delle risorse del veicolo pensato per ridurre le disparità territoriali e a garantire servizi essenziali. Il Campidoglio riceverebbe una quota fissa e non più calcolata in base alla capacità fiscale e ai fabbisogni standard. Calcoli che ogni anno comportano variazioni delle risorse assegnate. In compenso verserebbe una minore quota della parte di Imu destinata ad alimentare lo stesso fondo di solidarietà.

La proposta trova consenso trasversale tra le forze politiche, dal Partito democratico a Fratelli d’Italia. «C’è un impianto sul quale si sta lavorando», ha spiegato la sottosegretaria al Mef, Sandra Savino, a margine degli incontri tra i gruppi parlamentari e la Ragioniera generale dello Stato, Daria Perrotta, per discutere dei possibili emendamenti alla legge di Bilancio condivisi da maggioranza e opposizione. Un pacchetto che comprende tre grandi capitoli: il sostegno ai territori colpiti da calamità naturali, gli italiani all’estero e, appunto, gli enti locali. La partecipazione di Roma al fondo perequativo rientra in questa grande categoria. Il governo sta studiando la questione di concerto con l’Anci. Oggi è in calendario una riunione della conferenza Stato-città. All’ordine del giorno c’è l’intesa sulla ripartizione del Fondo per il 2026.

LA PROPOSTA

«Si confida che vadano a buon fine le consultazioni in corso a margine dell’esame dello schema di Dpcm di determinazione e riparto del Fondo di solidarietà comunale per il 2026, riguardanti la possibile fuoriuscita di Roma capitale dalla componente perequativa del Fondo stesso», aveva spiegato l’Anci in audizione, «L’ipotesi di fuoriuscita porterebbe indubbi vantaggi di semplificazione e allentamento dei vincoli per tutti i Comuni nel calcolo dell’ultima fase della perequazione (2026-30) e assicurerebbe a Roma un’assegnazione parziale, ma fissata in modo certo, dei vantaggi che la Capitale otterrebbe con l’applicazione dei criteri ordinari anno per anno».

Il nodo è il costo della misura. Nelle proposte presentate in Parlamento il minore contributo di Roma al veicolo è infatti compensato da un intervento dello Stato. E il mantenimento dei saldi di bilancio è uno dei limiti ai quali dovranno attenersi le modifiche alla Manovra. Se non dovesse entrare in legge di Bilancio l’intervento potrebbe trovare spazio in un altro decreto, ad esempio il dl Anticipi attualmente in discussione alla Camera e il cui iter sta viaggiando di pari passi con quello della legge di Bilancio. «Si stanno facendo delle valutazioni puntuali», ha aggiunto Savino. Verso i Comuni ci sono comunque aperture. Ad esempio, gli Enti potrebbero avere maggiore flessibilità nell’utilizzo degli avanzi di bilancio e della maggiorazione di due euro sulla tassa di soggiorno, prorogata anche per tutto il 2026. Il testo della legge di Bilancio, infatti, vincola il rincaro all’obbligo per le amministrazioni di destinare il 30% degli incassi in più al fondo nazionale per la disabilità.

«C’è stato un chiarimento dalla Ragioneria», ha spiegato Savino. I Comuni saranno liberi «di attivarsi rispetto a certi temi che andranno individuati». Intanto ieri la commissione Bilancio ha dichiarato inammissibili 105 emendamenti segnalati su 414. Resta in piedi la proposta di Fratelli d’Italia per ribadire che l’oro custodito dalla Banca d’Italia «appartiene al popolo italiano». Passa anche l’obbligo di trasparenza rafforzato per le partecipazioni societarie nelle farmacie. Esclusi invece per ragioni di coperture, gli emendamenti della Lega sul Piano Casa e per bloccare l’aumento di tre mesi dell’età per la pensione dal 2027. Bloccato anche il testo di FdI per alzare la soglia di reddito che dà accesso alla detassazione sugli aumenti contrattuali. La Lega deve incassare inoltre il no alla vendita delle quote del Meccanismo europeo di stabilità (Mes) e ottenere 15 miliardi utili a tagliare le tasse. Non è però detta l’ultima parola. Molti correttivi possono essere riformulati cambiando coperture o sostituiti da uno degli oltre 5.000 non segnalati.


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