«Mi assumo l’impegno: le organizzazioni criminali saranno tenute fuori dagli interessi lucrosi sui lavori del Ponte dello Stretto». È la rassicurante promessa del ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, intervistato ieri dal direttore del “Messaggero” Massimo Martinelli all’evento organizzato dal nostro quotidiano nella cornice di villa Miani, a Roma, dal titolo “L’Italia si trasforma – una sfida capitale”. «Siamo tutti d’accordo sull’esigenza di presidiare la realizzazione di questa grandissima opera pubblica con tutti gli strumenti che abbiamo per prevenire le infiltrazioni delle organizzazioni criminali – ha spiegato Piantedosi – Abbiamo una grande esperienza e abbiamo due moduli: uno territoriale che fa capo alle prefetture e l’altro, una struttura centrale, più ricca di risorse, che si occupa delle grandi opere». «Abbiamo commesso un errore, ho commesso un errore, quello di immaginare di inserire questa struttura centralizzata in un decreto legge – ha precisato poi il Ministro – e di questo me ne sono assunto anche una quota parte di responsabilità, omettendo di fare quei percorsi che si fanno quando si adottato i provvedimenti d’urgenza e sollevando quei dubbi metodologici che il Quirinale ha sollevato». Ora, ha concluso, «stiamo rimediando».
LE FORZE DELL’ORDINE
E a proposito di prevenzione e contrasto alla criminalità, Piantedosi ha sviscerato l’intervento fatto per rafforzare gli organici delle forze di polizia: «Questo quinquennio, per una circostanza epocale, ha coinciso con il pensionamento di decine di migliaia di operatori. Già dalla prima legge di bilancio abbiamo stanziato risorse importanti: dopo due anni e mezzo abbiamo immesso 30mila unità nelle tre forze di polizia, che hanno colmato il turnover». «Questo percorso continuerà – ha aggiunto il Ministro – prevediamo solo quest’anno l’uscita dai corsi di altre 14mila unità e di altre 22mila nei prossimi due anni. Abbiamo invertito un trend che per troppo a lungo ha considerato le forze dell’ordine un costo da razionalizzare e non un investimento di cui la società può avere bisogno. Sono convinto che lasceremo strutture più giovani, più professionalizzate, proiettate sulle sfide del futuro: come la cyber sicurezza e l’intelligenza artificiale».
SICUREZZA E ZONE ROSSE
Inevitabile, data l’attualità, non affrontare le reazioni all’approvazione, ieri, del Decreto sicurezza. «C’è un forte gradimento dei cittadini – ha precisato Piantedosi – che chiedono più sicurezza, non come espressione di uno Stato di Polizia o un modello di tipo sudamericano di gestione della cosa pubblica, ma come precondizione della loro libertà». Il ministro dell’Interno ha fatto l’esempio dei cittadini che si trovano la casa occupata o della tutela legale delle forze dell’ordine. «C’è addirittura qualcuno – ha aggiunto – che dice che abbiamo fatto troppo poco. Noi, come governo, siamo molto soddisfatti». Quanto alle critiche dell’opposizione relative al fatto che con il decreto sia stata compressa la discussione parlamentare, il titolare del Viminale ha sottolineato che «si sottace che è un provvedimento che nei suoi contenuti essenziali aveva avuto una discussione parlamentare da un anno e mezzo, in quanto nato sotto forma di disegno di legge ed era già stato approvato dalla Camera». Riguardo l’istituzione delle zone rosse in città, criticate da alcuni residenti, Piantedosi parla di «un gradimento diffuso» e auspica «un maggiore coinvolgimento degli amministratori locali». «Abbiamo dati incoraggianti: sono migliaia le persone identificate e oggetto di allontanamento».
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