Ieri Raffaele Fitto ha incassato il saluto e i ringraziamenti dei suoi ex colleghi e si è congedato dall’esecutivo per volare a Bruxelles. In attesa che si sblocchi definitivamente la partita per la sua successione, la sola certezza è che anche come vicepresidente della Commissione europea Fitto dovrà continuare a occuparsi del Pnrr italiano, al centro della sua azione di governo nell’ultimo biennio. Infatti in lui sono riposte molte delle speranze di palazzo Chigi per ottenere una proroga alla spesa dei 194,4 miliardi del Recovery, in scadenza nel 2026. Una partita ferale per il destino del Belpaese, non fosse altro perché queste risorse sono la benzina per alimentare la crescita nel prossimo triennio. Intanto, su questo fronte, si registra un’accelerazione negli impegni registrati nel 2024: a fine anno si saranno spesi oltre 20 miliardi in più rispetto allo scorso anno.
LA CABINA DI REGIA
Durante l’ultima cabina di regia sul Pnrr, presieduta da Giorgia Meloni e convocata anche per fare il punto sul lavoro di Fitto, è stato comunicato che nei primi mesi dell’anno sono stati impegnati 59 miliardi di euro. A fine anno si dovrebbe salire a quota 64 miliardi. Per capire i passi avanti — anche se realizzati a una velocità minore di quella che sarebbe necessaria — bisogna rileggere l’ultima relazione semestrale sullo stato dell’arte del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Tra gennaio e giugno del 2024 la spesa impegnata era stata di 9,4 miliardi, che si è andata ad aggiungere ai 42 miliardi utilizzati nel 2023. Di conseguenza, c’è stato negli ultimi mesi un raddoppio, con il risultato che a fine anno l’Italia avrà aumentato la spesa totale di 22 miliardi.
Con la sesta rata ottenuta qualche giorno fa di 8,7 miliardi, arrivano a 122 miliardi i finanziamenti già ottenuti dall’Italia e pari al 63 per cento della dotazione complessiva. Intanto sta lavorando alla rendicontazione degli obiettivi della settima rata, che vale 18,2 miliardi, per inviare la richiesta di pagamento entro la fine dell’anno. Questa tappa passa per 77 obiettivi (35 milestone e 32 target), tra i quali il rafforzamento della flotta di autobus e di treni a emissioni zero, la riqualificazione di molte stazioni ferroviarie, gli interventi per la cybersicurezza, la modernizzazione e l’implementazione delle infrastrutture di trasmissione dell’energia elettrica, mentre tra le riforme l’Italia si è impegnata ad approvare la legge sulla concorrenza, quella per velocizzare i pagamenti della Pubblica Amministrazione fino alle semplificazioni dei procedimenti per produrre energia da fonti rinnovabili. Non a caso Meloni ha dichiarato: «Con la sesta rata l’Italia si conferma la nazione che ha ricevuto l’importo maggiore di finanziamento».
Sempre ieri, la premier e il ministro Fitto hanno firmato con il governatore Michele Emiliano il patto di coesione che sblocca 6,5 miliardi per la Puglia. Mentre nella riunione del Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile (Cipess), anch’esso presieduto dalla presidente del Consiglio, si è stabilita la suddivisione delle risorse complessive del Fondo di sviluppo e coesione: soltanto alle amministrazioni centrali 13,8 miliardi.
LA SUCCESSIONE
Intanto sembra accelerare la partita per la successione del ministro, che oggi formalizzerà le dimissioni. Nel pomeriggio Fitto ha avuto un faccia a faccia di oltre un’ora con Meloni. La partita è ancora apertissima ma, al netto delle voci che vorrebbero la premier determinata a tenersi le deleghe agli Affari Ue, al Pnrr, al Sud e alla Coesione almeno fino a gennaio, si va verso un’accelerazione. A salire — specie dopo il pranzo con Sergio Mattarella — sono le quotazioni che vedono una nomina politica da parte di Meloni, che avrebbe quasi del tutto accantonato l’idea di assegnare ad un tecnico (magari la capo di gabinetto di Fitto Ermenegilda Siniscalchi) almeno la gestione del Pnrr. Vale a dire che i quattro dipartimenti di Palazzo Chigi potrebbero non essere più spacchettati per arrivare ad un unico nome di rilievo. Un profilo che non dovrebbe però corrispondere a quello di Elisabetta Belloni («Impegnata con altri importanti incarichi», come sottolineano fonti vicine alla premier). Né Meloni, né Fitto si sbilanciano. La sensazione è che, a meno di ripensamenti, la partita possa chiudersi nelle prossime ore.
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