19.05.2025
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Sports

«Più spazio alle donne? Basterebbe avere parità di diritti. Con Paltrineri la vita sembra un film»


Regina di spade, regina di denari, regina di cuori. E regina della cerimonia di chiusura dei Giochi, da portabandiera dell’Italia, insieme al fidanzato Gregorio Paltrinieri. A 33 anni e alla quarta Olimpiade appena terminata con un oro nella spada a squadre, Rossella Fiamingo si può considerare a buon diritto uno degli emblemi dello sport italiano. Che a Parigi si è ancora fatto onore, anche grazie alla spinta delle sue formidabili donne.

Rossella, com’è andata a lei e agli altri azzurri?

«Il mio bilancio personale è ottimo, anche se all’inizio sembravano le Olimpiadi peggiori della mia vita: fuori al primo turno nell’individuale. Poi è diventata la più bella della mia vita, con l’oro che non avevo ancora nel palmarès. La vittoria in finale contro la Francia padrona di casa è stata un’impresa, insieme alle mie compagne Alberta Santuccio, Giulia Rizzi e Mara Navarria. E dobbiamo ringraziare anche il team di ragazze che si è allenato con noi per tanto tempo, a cominciare da Federica Isola».

Che Olimpiadi sono state per l’Italia?

«Secondo me bellissime. Al di là del bilancio numerico delle medaglie, siamo stati grandi. Le conferme, le rivelazioni, le vittorie e le sconfitte, che fanno parte dello sport e dunque della vita. Ho visto tante belle storie di ragazzi e ragazze che hanno provato a superare se stessi e ci sono riusciti. Peccato per tutti quei quarti posti».

Sui quali c’è stata anche polemica: qualche atleta avrebbe accolto l’insuccesso non con la dovuta disperazione… lei come la vede?

«Che quando dai il massimo di te stesso hai già vinto, e solo l’atleta dentro di sé conosce la verità. La vita di uno sportivo è fatta di molte sconfitte e di poche vittorie. Ci sono anche quelli che non vincono mai, e sono la maggioranza. Bisogna saper accogliere quello che arriva, sapendo di aver dato il massimo. Quando sento gli insulti da parte di certe persone, è chiaro che non comprendono il senso dello sport. Perché noi atleti diamo il 100% sempre, è il nostro lavoro e la passione di una vita».

Sono state anche le Olimpiadi delle donne italiane, più ori degli uomini.

«Ci siamo difese piuttosto bene, che ne dice? Già è stata la prima Olimpiade con parità di partecipanti tra uomini e donne. Poi noi italiane abbiamo vinto tanto, ci siamo fatte valere. Ma per me non è una sorpresa. Potevamo fare ancora meglio, alcune sono andate via deluse. Penso soprattutto alla grande Irma Testa, che sento molto vicina. Non ce l’ha fatta ma meritava una medaglia per il percorso che ha fatto nella vita e nel pugilato: ma rimane quella che è, ossia una grande donna, e non è un giorno storto che cambia la tua vita».

Le Olimpiadi ci hanno ribadito che le donne meriterebbero più spazio, più considerazione?

«Non è questione di spazio in più o in meno, semplicemente bisognerebbe avere spazi e diritti uguali con gli uomini. Raggiungere la parità è l’obiettivo. Ma mi sembra addirittura di parlare di cose senza senso, certi discorsi dovrebbero essere la normalità. Semplicemente, le persone sono tutte uguali e dovrebbero essere trattate tutte allo stesso modo»

Parigi ci ha raccontato ancora una volta che i nostri atleti sono il simbolo di un’Italia bella.

«Siamo riusciti a lanciare qualche messaggio. Abbiamo dato il massimo ognuno con le proprie qualità. Ci siamo accettati per quello che siamo, e abbiamo spinto. Per noi sportivi e per chiunque altro l’errore è sentirsi inadeguati perché magari c’è quello che è più ricco, o che si diverte di più, o è più bello o sembra migliore di noi, invece no. Serve invece dare tutto quello che si ha, perché ognuno di noi è un mondo a parte, con le sue particolarità e le sue cose meravigliose».

Moltissimi atleti azzurri, tra cui lei, hanno anche titoli di studio universitari.

«È anche un modo di vivere lo sport nel modo giusto: costruire altro nella vita, per vivere lo sport come una passione e non solo come una questione di vita o di morte. A me lo studio ha aiutato tanto, ti aiuta a mettere le cose nel giusto ordine e a ridimensionare la drammaticità delle competizioni. Hai un’altra cosa in cui ti affermi, in cui dimostri di essere brava».

Senta, ma il Villaggio era poi così invivibile?

«Ma no, solo che il problema era l’aria condizionata che mancava… Io sono stata fortunata, ero in una camera in cui non batteva il sole e stavo abbastanza al fresco. Ma la camera di Greg non era così, faceva un caldo incredibile. E così soffri, non riposi bene, e se non riposi bene diventi nervoso, e se diventi nervoso la gestione di un atleta si complica».

Dulcis in fundo, lei e Greg Paltrinieri portabandiera della cerimonia di chiusura.

«Quando ha chiamato Malagò per darci la notizia, ho risposto io al telefono, Greg dormiva. Io ero confusa e ho capito poco, ma ho capito il senso, e avevo il cuore a mille. Ho aspettato che si svegliasse, poi gliel’ho detto e siamo stati felicissimi, in fondo la cosa ha un senso, siamo una coppia di sportivi entrambi alla quarta Olimpiade e da Rio portiamo sempre medaglie all’Italia. Ho chiesto a Greg se la nostra vita sia un film o la realtà, perché davvero ogni giorno ci sono notizie belle, successi, medaglie, soddisfazioni. A volte mi viene da piangere per la felicità».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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