10.05.2025
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Economy

Pil Usa. «Il dato è distorto dalla paura Nei prossimi trimestri tutto dipenderà dai consumi»


Nel bene e nel male il fattore dazi ha avuto e avrà impatto sul pil statunitense. La caduta dello 0,3% nei primi tre mesi dell’anno è soprattutto dovuta all’effetto annuncio sulle tariffe che l’amministrazione Trump ha promesso e poi introdotto lo scorso 2 aprile, per poi procedere con una moratoria di 90 giorni, fatta eccezione per la Cina. Su tutti quindi vigono tariffe al 10% almeno fino all’8 luglio, quando si saprà cosa fare con i dazi reciproci minacciati contro tutto il mondo. Verso la Repubblica popolare sono in vigore le sovra-tasse al 145%.

I COMMENTI

Nell’incertezza su quanto sarebbe successo le aziende Usa hanno aumentato le importazioni e questo ha fatto franare il dato sulla crescita, diventata.

«Questo pil in contrazione (vedremo poi come si modificherà alla seconda e terza lettura, ma ritengo sarà al ribasso) sovrastima la debolezza, e restituirà qualcosa, in particolare dal canale estero, al secondo e terzo trimestre», spiegano gli analisti di Anthilia, «Ma questo senza contare l’impatto, da aprile in avanti, della guerra commerciale con la Cina, del Liberation Day» e di tutto ciò che seguirà. Ciò che preoccupa è soprattutto «l’inflazione superiore alle attese, ancora prima che i dazi esplodessero».

Tra le sorprese positive, per Anthilia, c’è l’andamento dei consumi, in aumento anche se dimezzati sull’ultima parte dello scorso anno. Sulla stessa linea sono anche gli economisti di Morgan Stanley. Le maggiori importazioni contribuiranno ai magazzini, ai consumi e agli investimenti. Tutti fattori positivi, che influiscono sul calcolo del prodotto interno lordo e che, aggiungono gli esperti della banca Usa, non sono stati del tutto incanalati nei dati pubblicati ieri dal dipartimento del Commercio.

Meno ottimistica la lettura di Kpmg Us. Una volta che le importazioni caleranno, lo straordinario impatto avuto dall’effetto distorsivo dei dazi dovrebbe affievolirsi. Tuttavia non è esclusa una ulteriore contrazione nel secondo trimestre a causa delle ripercussioni che le sovra-tasse avranno sulla domanda interna.

Per gli analisti di Ing l’ultimo rapporto sulla fiducia dei consumatori «suggerisce che i rischi sono orientati verso un sostanziale rallentamento della spesa al consumo, poiché le famiglie si trovano ad affrontare una riduzione del potere d’acquisto dovuta all’aumento dei prezzi, in un momento in cui sono sempre più preoccupate per la perdita di posti di lavoro e la diminuzione della ricchezza».

IL CONTESTO
Inoltre «i tagli alla spesa pubblica sono destinati a proseguire e, con le imprese incerte sul contesto commerciale a causa delle preoccupazioni relative ai dazi e alle potenziali carenze di approvvigionamento nei prossimi mesi, sembra che anche le assunzioni e gli investimenti rallenteranno».

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