Torna positivo il saldo primario: non succedeva dal 2019. Bene il reddito disponibile delle famiglie, che vedono il loro potere di acquisto continuare a crescere. Salgono i consumi. Ma calano le stime del Pil. L’istituto di statistica ha fatto il punto sulle macrovariabili dell’economia e rivisto al ribasso il dato tendenziale del secondo trimestre. Così la crescita acquisita per il 2024 è stata corretta dallo 0,6% allo 0,4%. C’è ovviamente spazio per recuperare, anche perché la stima risente di una serie di correttivi tecnici legati al nuovo meccanismo di calcolo.
L’OTTIMISMO DEL MEF
Se il +1% scritto dal governo nel Piano strutturale di bilancio della scorsa settimana, ribadito anche dallo stesso Giorgetti, sembrava fino a poche ore fa un risultato praticamente già messo in tasca, le certezze potrebbero ora cominciare a vacillare. Al Mef sono comunque ottimista e c’è la convinzione di centrare l’obiettivo.
Nel secondo trimestre in cui l’Istat ha rivisto la crescita al ribasso, il peso del fisco rispetto al Pil è stato pari al 41,3%, in aumento di 0,7 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Gli ultimi dati dell’Istat relativi al secondo trimestre di quest’anno sorridono alle politiche messe in campo dal governo a difesa dell’economia reale. Più nel dettaglio, nel secondo trimestre del 2024 il saldo primario (indebitamento al netto degli interessi passivi) è tornato positivo con un’incidenza sul Pil dell’1,1% (-0,8% nel secondo trimestre del 2023). Il saldo corrente delle amministrazioni pubbliche è stato anch’esso positivo, con un’incidenza sul prodotto interno lordo dell’1,5% (1,3% nel secondo trimestre del 2023). L’indebitamento netto della Pa in rapporto al Pil è stato pari infine al -3,4% (-5,0% nello stesso trimestre del 2023). Il reddito disponibile delle famiglie consumatrici è aumentato, sempre nel secondo trimestre, dell’1,2%, così come il loro potere d’acquisto.
I CONSUMI
I consumi sono saliti dello 0,4%, con una propensione al risparmio delle famiglie del 10,2%, in aumento di 0,8 punti percentuali rispetto al trimestre precedente. «Questo è un chiaro segnale che le scelte del governo Meloni, mirate alla crescita e allo sviluppo, e alla difesa delle fasce più vulnerabili, stanno portando i loro frutti», fanno notare da Fratelli d’Italia. «I dati Istat di oggi attestano che l’andamento della nostra economia è sulla giusta strada». Si intensifica anche la pressione fiscale che, nel secondo trimestre, è stata pari al 41,3%, in crescita di 0,7 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. La quota di profitto delle società non finanziarie, pari al 42,6%, è diminuita di 1,2 punti percentuali rispetto al trimestre precedente.
Il tasso di investimento delle società non finanziarie, pari al 22,2%, è calato di 0,1 punti percentuali rispetto al trimestre precedente. Un faro sul Pil, che nei primi sei mesi dell’anno è cresciuto dello 0,4%, contro il +0,6% stimato a inizio settembre dall’Istat.
A seguito della pubblicazione, avvenuta il 23 settembre scorso, delle nuove stime annuali previste dalla revisione generale dei conti nazionali, l’istituto di statistica ha rivisto le serie trimestrali.
Da qui la correzione al ribasso. Nel secondo trimestre il prodotto interno lordo è aumentato invece dello 0,2% rispetto al trimestre precedente e dello 0,6% nei confronti del secondo trimestre dello scorso anno. Per quanto riguarda le vendite al dettaglio, ad agosto sono aumentate su base tendenziale, quindi anno su anno, dello 0,8% in valore e dello 0,2% in volume. Le vendite dei beni alimentari sono in crescita del 2,1% in valore e dell’uno per cento in volume, mentre quelle dei beni non alimentari diminuiscono sia in valore che in volume (rispettivamente -0,3% e -0,2%).
LE VENDITE
Sempre ad agosto, rileva l’Istat, le vendite al dettaglio mostrano complessivamente una diminuzione sia in valore (-0,5%) sia in volume (-0,4%) rispetto a luglio. «Tra le forme distributive, solo la grande distribuzione registra una crescita, mentre le vendite delle imprese operanti su piccole superfici, le vendite al di fuori dei negozi e quelle online sono in flessione», ha evidenziato l’Istat.
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