24.06.2025
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Economy

Petrolio alle stelle con l’incubo di Hormuz, gas a 41,90 euro e Borse europee in calo. Entro stasera la decisione sullo Stretto


Il petrolio è in rialzo dopo le tensioni geopolitiche con l’attacco degli Stati Uniti all’Iran e la minaccia di quest’ultima di chiudere lo Stretto di Hormuz. Secondo l’emittente statale iraniana Press TV, la decisione del Consiglio Supremo iraniano dovrà essere presa entro stasera. Il Wti sale dell’1,15% a 74,69 dollari al barile e il Brent guadagna l’1,12% a 77,88 dollari. Nelle scorse ore il Brent e Wti hanno raggiunto i massimi livelli da gennaio, per poi ridurre i guadagni. Dall’inizio del conflitto, il 13 giugno, il Brent ha registrato un aumento del 13% mentre il Wti ha consolidato i guadagni di circa il 10%. Sale anche il prezzo del gas sale, in linea con il petrolio. Ad Amsterdam, in avvio di giornata, le quotazioni guadagnano il 2% a 41,90 euro al megawattora.

Borse a picco

 Inaugurano la settimana all’insegna di nuove preoccupazioni le Borse europee, dopo gli attacchi a sorpresa del fine settimana degli Stati Uniti ai siti nucleari iraniani, mente Teheran ha annunciato che risponderà. I principali indici del Vecchio Continente si muovono tutti in calo: il Ftse Mib di Milano ottiene la maglia nera in ribasso dell’1%. Giù anche l’Ibex di Madrid (-0,6%), il Cac di Parigi (-0,5%), il Dax di Francoforte (-0,4%), il Ftse 100 di Londra (-0,35%). L’operazione americana ha nuovamente infiammato le quotazioni del petrolio, con il Brent in scadenza ad agosto che scambia sopra i 78 dollari al barile, in rialzo dell’1,5%, mentre il Wti di pari scadenza viaggia sui 75 dollari al barile (+1,5%). Intanto, gli occhi restano puntati sullo Stretto di Hormuz, dove la navigazione è rimasta finora regolare. Sul fronte macro, si guarda alla pubblicazione degli indici Pmi manifatturiero e servizi preliminari di giugno per le principali economie su entrambe le sponde dell’Oceano. A Piazza Affari è giornata di dividendi con Leonardo (-0,45%), Poste Italiane (-1%), Snam (-0,2%) e Terna (+0,4%), Pirelli (-0,6%), Hera (-0,4%) e St (-0,3%) che staccano la cedola. In un listino colorato di rosso, finisce in coda Stellantis (-2%), dopo che Antonio Filosa ha assunto ufficialmente l’incarico di ceo del gruppo e ha nominato la nuova squadra di manager interni.

Pesante anche Tim (-2,4%), Iveco (-1,7%), Campari (-1,5%) e Amplifon (-1,5%). In calo il comparto bancario, con Popolare di Sondrio (-1,75%) la peggiore, mentre riprende oggi l’Ops di UniCredit (-0,6%) su Banco Bpm (-1,2%), che terminerà il 23 luglio. Leonardo (-0,45%) non riesce a prendere slancio dopo che i 32 Paesi della Nato, inclusa la Spagna, hanno concordato di destinare il 5% del loro prodotto interno lordo alla difesa. Resistono i titoli petroliferi spinti dal rally del greggio: +0,4% Terna, -0,2% Snam e -0,1% Eni, dopo la firma dell’accordo con i fondi Alternative Credit di Ares Management (Ares), per la cessione di una partecipazione in Plenitude pari al 20% del capitale sociale, per un prezzo di acquisto di circa 2 miliardi di euro. Tra le materie prime, corre anche il gas naturale scambiato ad Amsterdam, in rialzo di circa il 2% a 41,7 euro al megawattora. Debole invece l’oro, ad indicare che comunque non c’è una corsa ai beni rifugio: il contratto spot in calo dello 0,4% a 3.355 dollari l’oncia e il future agosto a 3.370 dollari (-0,45%). Arretra il Bitcoin, a 101.931 dollari (-0,8%). Sul valutario, perde quota il biglietto verde con il cross euro/dollaro a 1,151 (+0,3%), mentre il dollaro/yen giapponese si attesta a 147,33.

Già anche le asiatiche

Le Borse asiatiche procedono la seduta in territorio negativo, scontando le ultime tensioni in Medio Oriente e l’attesa per la risposta dell’Iran al bombardamento del fine settimana contro i suoi impianti nucleari da parte degli Stati Uniti, intervenuti al fianco di Israele. I principali listini cedono terreno, ma sotto l’1%: Tokyo, ad esempio, cede lo 0,46% e Seul lo 0,61%, mentre Hong Kong scivola a -0,82%. E’ poco sotto la parità Shanghai (-0,12%), mentre Singapore segna un calo dello 0,73% e Taiwan, tra le più pesanti, segna una calo dell’1,64%. Il voto del parlamento iraniano a favore della chiusura dello Stretto di Hormuz, mette a rischio uno snodo cruciale dove transita oltre il 20% di gas e petrolio globali. In caso di successo, secondo gli analisti, i prezzi del greggio potrebbero aumentare del 30-50% e oltre quasi immediatamente, con inevitabili ripercussioni su crescita e inflazione globali.

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