Sono passati 421 giorni dal 1 settembre 2024 al 27 ottobre 2025. Tanti ne ha dovuti aspettare per avere la sentenza Giacomo Perini escluso dalla classifica della finale PR1 M1x dei Giochi Paralimpici di Parigi 2024 per il possesso di un telefono cellulare a bordo imbarcazione. Era arrivato terzo ma la medaglia di bronzo è stata data all’australiano Erik Horrie quarto nella gara.
Ieri, il Tribunale Arbitrale dello Sport ha accolto il ricorso presentato dal Comitato Italiano Paralimpico e da Giacomo Perini, assistiti dal team sport di LCA Studio Legale guidato da Federico Venturi Ferriolo, annullando la decisione della Federazione Internazionale Canottaggio (World Rowing) e ripristinando ufficialmente il terzo posto. Decidendo di consegnare a lui la medaglia di bronzo.
«Quasi quattordici mesi con una pesantezza d’animo indescrivibile — racconta Giacomo Perini romano 28 anni — per una dimenticanza e non una violazione della norma. Avevo lasciato il cellulare nella sacchetta con me ma non l’ho utilizzato e questo ha permesso ai giudici di arrivare a ridarmi la medaglia che ho conquistato sul campo». Parla lentamente Giacomo, ricorda giorno per giorno quello che ha fatto dal 1 settembre dell’anno scorso.
LA RIVALSA
«Non avevo le energie per arrabbiarmi, non potevo permettermelo. Due giorni dopo ero di nuovo in acqua ad allenarmi. Il passato non mi ha mai abbandonato ma mi sono imposto di pensare al futuro. Aiutato, devo dirlo, da tutti. Dalla mia società, Circolo Canottieri Aniene, dagli allenatori, dalla famiglia. Volevo, dopo sedici anni, riportare quella medaglia in Italia. Il canottaggio paralimpico italiano era tornato a vincere una medaglia alle Paralimpiadi. E ora l’aspettiamo. Abbiamo lavorato duro per quattro anni, quella dimenticanza sembrava avesse cancellato tutto».
Una rivalsa e una rivincita. Il canottiere non parla in prima persona ma sempre al plurale. Si riferisce al team, a chi lo ha sostenuto, a chi ha creduto in lui prima e dopo le Olimpiadi di Parigi. Atleta paralimpico ha sfoderato la forza che lo anima e lo fa gareggiare già sperimentate quando a 18 anni dovette fronteggiare una grave malattia.
Il Tas ha chiarito che la decisione della World Rowing non rientrava nel cosiddetto «field of play», poiché non riguardava una valutazione tecnica presa durante la gara, ma un provvedimento disciplinare successivo, fondato sull’interpretazione di una norma. Il Collegio Arbitrale ha concluso che la World Rowing aveva applicato la norma in modo ampio, sanzionando un comportamento che non è vietato dal testo regolamentare.
IL PROVVEDIMENTO
Quel primo giorno di settembre del 2024 Giacomo voleva fortissimamente festeggiare la sua medaglia e la nascita, il 31 agosto, della nipotina Sofia figlia di sua sorella. Non ce l’ha fatta. «Il rammarico per la squadra si sommava a quello per la famiglia. Sapevo di non aver sbagliato ma dovevo aspettare. In questi mesi non ho mai rivisto la gara. Non ce la facevo, non volevo. Appena saputa la sentenza me la sono rivista e finalmente ho sorriso. Mi sono ripetuto che ora dobbiamo lavorare per trasformare questo bronzo in oro. Grazie a tutti, un bacio a nonna Sara che mi ha protetto da lassù».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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