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L’energia elettrica per la giornata di oggi, primo maggio, è zero euro. Lo sarà almeno per sei ore consecutive: dalle 11 alle 17. Questo perché il «Prezzo Unico Nazionale dell’energia» di oggi è nullo. Un evento che non ha precedenti nel nostro Paese: elettricità immessa in rete senza alcun costo per l’utente finale, offerta dai produttori pur di non spegnere gli impianti. Ma non è per forza una buona notizia. Alla base di questa «anomalia» c’è una tempesta perfetta di fattori: una giornata festiva con consumi bassissimi, una produzione elevata da fonti rinnovabili — in primis fotovoltaico ed eolico — e una rete che non è ancora capace di adattarsi a un surplus energetico così marcato.
Questa “energia gratis” però è solo apparentemente tale. I produttori continuano a ricevere incentivi pubblici, finanziati attraverso le bollette di tutti i cittadini.
L’elettricità gratuita sul mercato è, in realtà, pagata dalla collettività. È un meccanismo che, pur sostenendo la transizione verde, può generare distorsioni economiche e paradossi. Il sistema premia la produzione anche quando la domanda non c’è, e il segnale di prezzo — che dovrebbe orientare comportamenti e investimenti — si azzera.
L’evento del primo maggio mostra il lato fragile della rivoluzione energetica in corso. Senza adeguati sistemi di accumulo, reti intelligenti e politiche di flessibilità nella domanda, rischiamo di avere sempre più spesso giornate in cui si produce troppa energia e non si sa dove metterla. Il caso italiano segue modelli già visti in Germania e in altri Paesi europei, dove l’altissima penetrazione delle rinnovabili ha già portato a giornate con prezzi negativi.
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