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dalla famiglia di pescatori al piacere per il vino, chi è


Nelle quotazioni dei papabili si ascolta con una certa frequenza anche il nome di un salesiano spagnolo di 64 anni, Ángel Fernández Artime. Un cardinale “novellino”. La cosa che sorprese nel concistoro di due anni fa fu la fila chilometrica inaspettata di prelati, autorità e amici che andavano a omaggiarlo nelle cosiddette “visite di calore”. Nella Galleria Lapidaria per vedere Artime si era creato una specie di ingorgo di gente in paziente attesa per potergli stringere la mano e farsi un selfie. Cosa che naturalmente non è sfuggita: nei codici curiali rivela, infatti, che quel porporato va tenuto d’occhio per il futuro. Il nome di questo religioso – nato nel 1960 in una famiglia di pescatori a Gozon Luanco, nelle Asturie – è così spuntato inevitabile nei conciliaboli in corso in Vaticano alla ricerca di un identikit adeguato per l’era post Bergoglio. All’interno della potente e articolata famiglia dei salesiani si raccolgono però voci contrastanti, chi alza le spalle e preferisce non sbottonarsi troppo, probabilmente per non esprimere giudizi perplessi, tuttavia molti altri offrono di lui un profilo effettivamente interessante. Artime è stato il decimo capo dell’Ordine fondato da Don Bosco ed è stato rieletto ai suoi vertici per ben due volte consecutive, cosa abbastanza rara, mettendo mano con piglio deciso ai tanti aspetti interni che non funzionavano. Per esempio il garbuglio delle finanze, le cause pendenti, il tema degli abusi, la razionalizzazione delle strutture. È stato il rappresentante per anni della famiglia salesiana è ricca di vocazioni e possiede una rete finanziaria, una realtà educativa di tutto rispetto e assai ramificata. Persino negli angoli più sperduti dell’America Latina o dell’Africa si incontrano comunità attivissime.

LA LAUREA

Artime ha scelto di entrare nell’ordine religioso fondato da Don Bosco a diciotto anni e nel 1984, dopo il percorso interno di valutazione e studi, ha preso i voti perpetui e tre anni dopo è divento prete a Leon. Alle spalle ha una laurea in teologia pastorale, filosofia e pedagogia. Nel frattempo ha fatto il direttore di una scuola a Ourense iniziando a ricoprire diversi ruoli dentro l’ordine fino a che non è stato mandato in Argentina dove ha avuto modo di conoscere il defunto Papa Francesco. Siamo negli anni 2009.

Quattro anni più tardi è stato eletto per la prima volta ai vertici dei Salesiani diventando il decimo successore di Don Bosco. È stato il primo spagnolo a ricoprire quella carica. In quel periodo l’Ordine era squassato da diversi scandali e dissesti economici che lentamente Artime è riuscito a ricomporre, godendo anche dell’appoggio dell’amico Papa Francesco, nel frattempo eletto con il conclave del 2013. Nel 2023 Bergoglio lo ha chiamato in curia per ricoprire il ruolo di cardinale pro-prefetto del Dicastero per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica sotto la prima suora Prefetta, Simona Brambilla.

Si dice che Artime possa raccogliere perfettamente l’eredità pastorale lasciata da Francesco. Sensibile ai giovani, alla Chiesa da campo, alle aperture verso i Millennials, alle riforme sinodali. «Accompagnare i giovani attraverso la vita è nel mio dna, e ovunque io vada e qualunque cosa mi venga chiesto di fare, l’enfasi sarà sempre sui giovani, sull’istruzione, sui più vulnerabili», ha detto in una recente intervista. In un’altra, invece, ha giudicato le politiche anti-migrazione che stanno avanzando in tanti paesi a cominciare dagli Stati Uniti. Sono politiche «disumane», ha affermato, manifestando la sua contrarietà a chi si ostina a dipingere i migranti come una minaccia per la sicurezza degli Stati. «Il nostro prossimo non è un pericolo». Per Artime resta fondamentale l’impronta lasciata da don Bosco, un santo che può «aprire tutte le porte del mondo» e ha «un fascino più attuale che mai. Vivere con fede, speranza e credere che un mondo migliore sia possibile. Penso ci sia sempre la possibilità di offrire un volto di umanità all’uomo oggi». Per questo salesiano «camminare insieme» è un concetto da declinare in ogni campo, da quello ecclesiale (è stato un forte sostenitore del processo sinodale), a quello sociale e persino politico. Di carattere aperto e socievole, da buono spagnolo, se gli impegni glielo consentono, non si sottrae alla compagnia dei vecchi amici davanti ad una buona bottiglia di vino, magari per immaginare nuovi progetti per la Chiesa. In una recente omelia ha racchiuso in poche parole il suo amore e la sua dedizione per Papa Francesco.

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