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«Per questi razzi non abbiamo difese. Ma Mosca non può battere l’Occidente»


«Non c’è difesa dal missile ipersonico di Mosca, pure gli Stati Uniti farebbero fatica a neutralizzarlo. Ma i russi ne hanno pochi e non possono produrli a livello industriale, in un confronto con la Nato la Russia uscirebbe sconfitta». È in chiaroscuro il bilancio del generale Leonardo Tricarico, presidente della Fondazione Icsa, già capo di stato maggiore dell’Aeronautica. «Non avrei dubbi sul fatto che l’ipersonico è l’insidia maggiore dello strumento militare di Putin. Non fa premio la gittata né la precisione né il tipo di testata, a meno che non sia nucleare, quanto la velocità del vettore: qualche decina di volte la velocità del suono, con tempi di risposta contenutissimi che ad oggi nessun sistema di difesa aerea è in grado di intercettare con certezza, specie se questi missili avessero una capacità di manovrare nell’ultima parte della traiettoria».

Per Putin si tratta di una svolta?

«La Russia possiede questa capacità in quantità irrilevante e si tratta di vettori che non possono essere diretti in maniera precisa su un obiettivo. Il discorso cambia se parliamo di nucleare, perché a quel punto non importa la precisione ma la magnitudo della testata. Ma non siamo ancora al punto dell’impiego dell’atomica, più volte paventato dalla Russia, all’inizio in maniera criptica, poi da qualcuno come Medvedev in modo esplicito e adesso da Putin, che ha firmato un decreto col quale comunica al mondo la nuova strategia che abbassa la soglia oltre la quale è legittimo l’ordine di usarla».

La minaccia è concreta?

«Ci sono stati progressi significativi, il pericolo si è tramuto da “non è escluso” a essere oggi un’opzione della quale dovremo tenere conto, e sulla quale non è bene scommettere. Oggi più che mai fermarci e negoziare è vitale».

Ma noi occidentali abbiamo la capacità ipersonica?

«Noi meno degli altri. Oggi tutto il mondo occidentale ha difese molto labili o precarie o non ha difese significative verso diversi tipi di vettore, se poi parliamo dell’ipersonico anche i sistemi più aggiornati non hanno grandi probabilità di neutralizzarlo, Israele compreso. Israele oggi ha il sistema più impenetrabile al mondo, ma di fronte a un vettore ipersonico verrebbe messo a dura prova».

Allora non c’è scudo che tenga contro l’Oreshnik?

«No, nessuno lo ha. Quello Usa avrebbe seri problemi a parare questa minaccia. Gli americani si sono posti seriamente il problema negli ultimi mesi e si sono incamminati verso la concezione, neanche lo sviluppo o la costruzione, di un sistema di difesa ipersonica: costosissimo, complesso, ancora da disegnare e mettere in piedi».

Allora com’è che ci siamo imbarcati in quest’avventura?

«Quando è cominciata la guerra eravamo in queste condizioni e la Russia aveva già utilizzabile qualche sistema ipersonico e l’Occidente, compresa l’America, non era attrezzata. La gittata è tale da poter raggiungere tutta l’Europa. Avendo missili intercontinentali, per i russi il raggio d’azione non è un problema, anche perché certi sistemi non hanno soltanto basi di lancio terrestre ma le piattaforme possono essere navali, sottomarine o aerei strategici a lunga percorrenza. Nessuno si può ritenere al sicuro».

Eppure, c’è una forte componente di retorica in Putin?

«È dal primo giorno che Putin usa la propaganda e la mistificazione come arma di confronto con l’Ucraina. È verosimile che anche questa volta ci troviamo di fronte a una retorica per accreditare il possesso d’una capacità che sparge preoccupazione nell’opinione pubblica».

C’è chi scommette che la minaccia non sia reale: è così?

«Non è una partita a poker né una corsa di cavalli, si tratta di poste alte, di costi insostenibili se si perde la scommessa, ma si insiste nella soluzione militare a una partita il cui esito è stato riconosciuto da tutti non averla. Certo, se dovessimo scendere in campo noi italiani, cambierebbe tutto lo scenario. Con la Russia non ci sarebbe partita, sarebbe a nostro favore. Hanno missili che non possiamo intercettare, ma in quantità modesta. E non hanno la possibilità di produrne in quantità sufficiente».

Noi abbiamo armi egualmente letali?

«Certamente sì».

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