27.07.2025
12 Street, Rome City, Italy
Politics

«Per i paralizzati va cercato un dispositivo per il suicidio»


Il quesito sul caso della 55enne toscana affetta da sclerosi multipla progressiva, completamente paralizzata e quindi impossibilitata ad accedere al suicidio assistito, è ritenuto illegittimo dalla Corte Costituzionale, ma non nel merito. Con la sentenza emessa ieri, la Consulta chiede infatti verifiche sulla strumentazione idonea che consenta a una persona che non può autosomministrarsi il farmaco letale di poter usufruire del “fine vita”. Il Tribunale di Firenze ha censurato l’articolo 579 del codice penale sul reato di omicidio del consenziente nella parte in cui non esclude la punibilità di chi attui materialmente la volontà del malato il quale, per impossibilità fisica e per assenza di strumentazione idonea, non possa procedere in autonomia al suicidio medicalmente assistito.

Secondo i giudici toscani viene a determinarsi un’irragionevole disparità di trattamento tra i pazienti che abbiano conservato l’uso degli arti e quelli completamente paralizzati come Libera (nome di fantasia della 55enne toscana). Per questo il Tribunale di Firenze ha sollevato la questione di legittimità costituzionale dell’articolo 579 del codice penale. Ma per la Consulta era necessario che i giudici di primo grado, prima di sollevare la questione di legittimità, oltre a chiamare in causa l’azienda sanitaria competente, coinvolgessero organismi specializzati operanti a livello centrale (come l’Istituto superiore di sanità) per verificare la reperibilità di strumenti che Libera fosse in grado di attivare.

IL COMMENTO
«Secondo la Corte costituzionale — spiega l’Associazione Luca Coscioni — il Tribunale di Firenze avrebbe dovuto fare una ricerca a livello nazionale, e non solo regionale, di un presidio che Libera possa utilizzare per autosomministrarsi il farmaco. La Corte non ha dichiarato infondata la questione. Anzi, ha dichiarato prive di fondamento tutte le eccezioni sollevate dall’Avvocatura di Stato e dagli intervenuti». «Adesso torneremo davanti al tribunale di Firenze chiedendo con urgenza la verifica a livello nazionale che la Corte ha sollecitato con la speranza che questa indagine si concluda positivamente e in tempi brevi», spiega la segretaria nazionale dell’associazione Coscioni, Filomena Gallo che sottolinea come «nella decisione emerge chiaramente il ruolo del Servizio sanitario nazionale nel fine vita».

Ruolo chiamato in causa anche dal costituzionalista Stefano Ceccanti: «la Corte spiega di nuovo al Parlamento che escludere il Servizio sanitario nazionale nella tutela di una situazione giuridica, ossia di un diritto, sarebbe illegittimo». La maggioranza, con il senatore di Fratelli d’Italia Ignazio Zullo, evidenzia invece come «con questa sentenza si chiude ad ogni tentativo delle opposizioni di introdurre in Italia l’eutanasia». «La conseguenza politica di questa sentenza — spiega il presidente dei senatori dem, Francesco Boccia — è che il testo sul fine vita, su cui il confronto in Senato riprenderà a settembre, deve essere cambiato».


© RIPRODUZIONE RISERVATA


Leave feedback about this

  • Quality
  • Price
  • Service
[an error occurred while processing the directive]