Se c’è in Italia un esperto di operazioni speciali, è il generale Marco Bertolini, ex comandante della Brigata paracadutisti Folgore e del 9° Reggimento d’assalto “Col Moschin”. Che però è scettico sul fatto che Israele possa davvero impiegare le forze speciali per distruggere il sito nucleare iraniano di Fordo, 90 metri sottoterra. «Una missione impossibile, non credo che ci pensino seriamente. Non siamo nei film di James Bond. Un’azione del genere non è facilmente pianificabile, né eseguibile. Fordo è una struttura altamente protetta, con accessi controllati e più livelli di sicurezza. Molti gli ostacoli da superare».
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Esclude un’operazione di terra in Iran, israeliana o americana?
«Sì. Si accontenteranno di distruggere l’Iran come hanno distrutto l’Iraq. L’obiettivo è togliere un concorrente all’egemonia israeliana in Medio Oriente. Si continuerà con la guerra aerea, finché i due contendenti avranno armi da lanciarsi contro».
Ma se dovessero intervenire gli americani?
«Sono stati vent’anni in Afghanistan, che è più piccolo dell’Iran e meno popolato, e ne sono usciti con la coda tra le gambe. L’Iran poi è un Paese enorme, con 90 milioni di abitanti contro i 10mila di Israele. Israele può solo distruggerlo, se ci riesce, ma insediarsi no. Senza un intervento americano, non ha le forze per controllare un Paese simile. Gli americani vogliono davvero prendersi questa grana? Trump ha sempre detto no, ora starebbe elaborando un pensiero diverso. Percepirebbe una sconfitta di Israele come sconfitta personale».
L’ipotesi di infiltrazione via terra di agenti o commando resta sul tavolo?
«Israele di agenti a terra ne ha quanti ne vuole, ma ci sono limiti anche per loro. Gli israeliani hanno ostaggi a Gaza, non sono riusciti a liberarli. Il nemico non è un’entità amorfa: ha una sua capacità difensiva, e personale determinato a operare. Se ci fosse un crollo interno come in Siria, dove l’esercito si alleò con i ribelli, allora tutto diventerebbe possibile. Ma oggi, in Iran, no».
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Non ci sono margini per un’azione di sabotaggio?
«Tutto è possibile, ma non è credibile. Dovrebbe esserci un traditore, una “quinta colonna”. Ma da qui a poter contare su un’azione dall’interno in grado di annientare un sito strategico come Fordo, è più da copione hollywoodiano che da analisi militare».
Quanto potrà resistere l’Iran?
«Gli iraniani hanno ancora molti lanciamissili mobili. E solo negli ultimi giorni hanno impiegato il primo missile ipersonico, che è in grado di fare molto male a Israele».
La “bomba sporca” iraniana è una minaccia concreta?
«Il rischio c’è, ma c’è anche quello della “bomba pulita”. Per Israele, che è una potenza nucleare senza averlo dichiarato, la percezione di un mancato successo potrebbe tradursi in perdita di credibilità in tutto il Medio Oriente. Prospettiva estremamente inquietante. E poi Israele ha dimostrato di non avere molti scrupoli nell’uso delle armi. Davanti alla prospettiva di perdere o non raggiungere i suoi obiettivi, la vera escalation nell’uso di tutte le armi diventa una possibilità concreta».
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