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per eseguire l’atto deve entrare nel Paese


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Putin non sarà ai funerali di Papa Francesco. Il presidente russo ha deciso di inviare a Roma la ministra della Cultura Olga Lyubimova come rappresentare di Mosca per le esequie di Bergoglio a San Pietro. Ad annunciarlo è stato il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, citato da Ria Novosti. Sullo zar pende un mandato di arresto emesso dalla Corte penale internazionale a marzo del 2023 per crimini contro l’umanità commessi in Ucraina dopo l’invasione. E per molti sarebbe stato questo a spingere Putin a disertare i funerali del Pontefice. Ma la verità è che in Italia lo zar non avrebbe corso alcun rischio. Come riporta il Corriere della Sera, quel mandato infatti non è mai stato reso esecutivo dal ministero della Giustizia. Il provvedimento della Cpi non si sarebbe mosso dagli uffici del ministro Nordio, che non lo avrebbe trasmesso alla Procura generale di Roma affinché lo inoltrasse alla Corte d’appello per renderlo esecutivo. E così, qualora oggi il presidente russo si trovasse in Italia nessuna forza di polizia avrebbe il diritto di arrestarlo. Se un agente dovesse fermare il leader russo in territorio italiano, compierebbe un «atto irrituale» e quindi nullo.

Funerali Papa Francesco, Putin invia la ministra della Cultura Olga Lyubimova (sanzionata dall’Ue): sarà lei a rappresentare la Russia

Nordio: per eseguire atto Cpi Putin deve entrare in Italia

«Il Presidente russo Vladimir Putin, nei cui confronti vi è una richiesta della Corte penale internazionale, non è mai transitato in territorio italiano né mai si è avuta notizia che fosse in procinto di farvi ingresso.

La presenza della persona o il suo imminente ingresso nel territorio dello Stato sono, infatti condizioni essenziali per i provvedimenti conseguenti». Così ha replicato il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, su quanto riportato dal Corriere della Sera circa lo stop dell’Italia al mandato d’arresto della Cpi nei confronti del presidente russo Putin.

Il precedente

Una dinamica che ricorda il caso di Almasri, il comandante libico accusato di crimini di guerra e contro l’umanità, arrestato in Italia e poi subito rimpatriato con un volo di Stato. Il Tribunale dei ministri di Roma ha aperto un fascicolo nei confronti della premier Giorgia Meloni, del sottosegretario alla presidenza del consiglio e Autorità delegata alla sicurezza della Repubblica Alfredo Mantovano e dei ministri dell’Interno Matteo Piantedosi e della Giustizia Carlo Nordio, dopo la denuncia del legale Luigi Li Gotti: favoreggiamento e peculato i reati ipotizzati per i primi tre; anche l’omissione di atti d’ufficio per il Guardasigilli. L’accusa, in sostanza, è di non aver eseguito il mandato d’arresto diramato dalla Corte penale internazionale, non aver perquisito Almasri, non aver sequestrato i dispositivi in suo possesso e aver sperperato denaro pubblico rimpatriandolo a Tripoli a bordo di un aereo dell’intelligence

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