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orari folli, è polemica per l’eccessivo numero di partite


L’episodio che ha coinvolto Jannik Sinner a Cincinnati è l’ennesimo campanello d’allarme rispetto ad un fenomeno ormai fuori controllo, legato più al business che allo sport. Il problema che ha costretto Jannik a ritirarsi potrebbe essere un virus intestinale, ma è indubbio che l’eccessivo caldo e l’umidità abbiano inciso e non poco, così come la mole eccessiva di partite che i tennisti sono costretti a disputare durante l’anno e che stanno logorando tutti i giocatori del circuito. In merito a questo tema è da tempo scoppiata una polemica contro gli organizzatori dei tornei che si è alimentata ulteriormente dopo l’ultimo episodio dell’altoatesino. 

La scelta dell’orario 

La finale di Cincinnati tra i due tennisti migliori al mondo si è giocata alle ore 15 locali, un orario folle per disputare una partita di tennis di questo livello. Una valutazione da parte degli organizzatori totalmente errata, sia per la sofferenza del pubblico sugli spalti ma soprattutto per quella degli atleti in campo che inevitabilmente non sono riusciti a fornire lo spettacolo atteso. Sinner stava male già dalla sera prima, come ha lui stesso ammesso, ma certamente le condizioni climatiche hanno aggravato la sua condizione. 

La polemica: troppe partite, poco spettacolo 

L’immagine del numero uno al mondo, 24 anni, seduto con le mani sul volto, incapace di stare in campo in una partita così importante, è qualcosa che deve far riflettere tutto il movimento tennistico Atp e non solo. Troppe partite, troppi appuntamenti ravicinati e spesso in orari completamente sbagliati. In questo modo non si preservano gli atleti, ma si spremono fino all’ultima goccia e il risultato poi non può che essere questo: più infortuni, più problemi di salute, meno spettacolo per chi guarda. Un tema già molto presente nel calcio dove le troppe partite stagionali hanno innescato numerose polemiche sia internamente che esternamente.

Adesso anche il tennis sta vivendo questa problematica e tanti tennisti ed ex tennisti si sono espressi proprio su questa tematica. Ormai si ragiona solo in termini di business e profitto, tracurando la vera essenza dello sport: il gioco e lo spettacolo. Gli atleti sembrano non divertirsi più così tanto, quasi costretti a scendere in campo per rispettare contratti e obblighi che poco hanno a che fare con la vera essenza dello sport. 

Il parere dei tennisti

Già circa un anno fa Carlos Alcaraz aveva dichiarato: «Si gioca troppo, così ci uccideranno. In questa fase molti bravi tennisti rischiano di perdere i loro tornei a causa di infortuni. A volte succede che non voglio andare a giocare un torneo: non devo mentire, mi sono sentito così alcune volte. Non mi sento per nulla motivato». Un campanello d’allarme che l’attuale numero 2 del mondo aveva già lanciato ma che evidentemente non è stato accolto a dovere.

 

L’ultimo tennista ad esporsi è stato Alejandro Davidovich Fokina che, dopo il malore che ha costretto Sinner al ritiro, si è espresso sui social con un post al veleno contro l’Atp: «Una finale di lunedì alle 15 di agosto, dopo l’intera tournée americana tra Toronto e Cincinnati, con così tanti ritiri e giocatori stanchi morti… Qualcosa deve cambiare».


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