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Euro digitale supera l’Iban, cos’è il Dean: il conto diventa “portabile”


L’euro digitale promette di rivoluzionare la vita dei cittadini europei, superando l’Iban, il numero che serve a identificare il conto corrente, grazie a un nuovo identificativo univoco, il Dean, acronimo di Digital Euro Account Number, che riscriverà le regole della domiciliazione dei pagamenti.

A spiegarlo nel corso di un seminario all’Università di Firenze, è stato Marco Pieroni, a capo dell’Unità euro digitale della Banca d’Italia. Pieroni ha anche sottolineato un aspetto della funzionalità offline dei pagamenti, forse l’aspetto più dibattuto di tutto il progetto sul quale si concentrano le perplessità del settore privato dei pagamenti. «Il livello di privacy delle transazioni offline», ha detto Pieroni, «sarebbe pari a quello del contante, con solo venditore e compratore a conoscenza dei dettagli. Inoltre, questa caratteristica aggiungerebbe un elemento di resilienza al sistema dei pagamenti europeo e garantirebbe che i cittadini possano affrontare eventi, come il blackout che ha colpito la Spagna a fine aprile».

L’euro digitale supera l’Iban

Sulla semplificazioni dell’euro digitale grazie all’introduzione del Dean, si è soffermata anche Chiara Scotti, vice direttore generale della Banca d’Italia. «La variazione dell’Iban», ha ricordato, implica la necessità di «cambiare la domiciliazione di tutti pagamenti che passano sul nostro conto, come le bollette o gli abbonamenti alle piattaforme di streaming. Con l’euro digitale», ha aggiunto la Scotti, «diventerebbe un ricordo, perché il suo identificativo, il Digital Euro Account Number o Dean, sarebbe scollegato dal Paese o dall’intermediario tramite cui lo utilizziamo. Quindi a ogni cambio di intermediario o del paese di residenza, il nostro identificativo per utilizzare l’euro digitale rimarrebbe uguale, così come oggi lo rimane il nostro numero di telefono quando passiamo a un altro operatore».

Se da un lato ci sono le semplificazioni legate all’euro digitale, dall’altro, sottotraccia, è in corso un braccio di ferro con i produttori di telefonini, e in particolare con Apple. Francoforte ha intenzione di obbligare la società di Cupertino ad “aprire” completamente i suoi I-phone, consentendo alle persone di detenere euro digitali nella parte “sicura” dei telefonini. In caso contrario, basandosi sulle regole del Digital market Act, Bruxelles potrebbe inibire la vendita in Europa dei dispositivi.

IL PASSAGGIO

A spiegarlo, come già rivelato dal Messaggero, sono stati il membro del board esecutivo della Bce, Piero Cipollone, e Alessandro Giovannini, consigliere per il progetto dell’euro digitale, parlando con la rivista Centralbanking. Apple si è impegnata per adesso a permettere soltanto soluzioni di pagamento basate su Hce, vale a dire soluzioni che permettono alle banche di sviluppare proprie app, ma non di conservare i dettagli delle carte nei dispositivi, cosa invece fondamentale per le soluzioni offline dell’euro digitale. Per Cipollone questo non sarebbe sufficiente a garantire un’esperienza utente paragonabile a Apple Pay dal punto di vista di autenticazione e velocità. Giovannini ha spiegato che lo status di Apple è di “gatekeeper”, vale a dire che è un soggetto sottoposto a obblighi specifici per favorire la concorrenza, garantire interoperabilità e impedire pratiche sleali, il che permette alla Commissione Europea di assicurare che la Bce possa accedere all’elemento sicuro degli iPhone.


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