Notizie Nel Mondo - Notizie, affari, cultura Blog Business Economy ombrelloni chiusi tra polemiche e spaccature
Economy

ombrelloni chiusi tra polemiche e spaccature


«Un flop lo sciopero dei balneari indetto per oggi da alcuni sindacati di categoria, con adesioni al di sotto delle attese e organizzazioni totalmente divise sulla serrata». Lo sostiene il Codacons sottolineando «che il numero dei lidi che hanno chiuso nelle due ore di sciopero è inferiore alle aspettative, e la protesta non ha raggiunto i risultati sperati. Al di là delle istanze della categoria, che chiede giustamente certezze sul proprio futuro, proclamare scioperi nel bel mezzo della stagione estiva si conferma una scelta sbagliata, bocciata sia dai consumatori sia dagli stessi gestori».

Balneari, oggi lo sciopero: stabilimenti chiusi per due ore. Ma i sindacati si dividono

E proprio in tema di stabilimenti balneari il Codacons, associazione che da anni monitora ufficialmente i listini praticati sul nostro territorio, ricorda come le tariffe di lettini, sdraio, ombrelloni, cabine, ecc. abbiano subito costanti rincari nel corso degli ultimi anni, al punto che oggi il business dei lidi produce un giro d’affari di circa 10 miliardi di euro all’anno. In linea generale per affittare un ombrellone e due lettini durante il weekend in uno stabilimento standard, sottolinea l’associazione dei consumatori, «la spesa media in Italia si attesta tra i 32 e i 35 euro al giorno, con forti differenze sul territorio: in alcune spiagge del Lazio si va dai 20 ai 25 euro ma se ci si sposta di pochi chilometri, arrivando ad esempio a Sabaudia, servono dai 45 euro ai 65 euro, che arrivano a 90 euro a Gallipoli e toccano i 120 euro in alcune località della Sardegna. In Toscana prezzi molto diversificati: per due lettini e un ombrellone in uno stabilimento medio si spende da un minimo di 27 euro a un massimo di 70 euro al giorno».

GRANDE ADESIONE

«C’è una grande adesione, al di sopra delle aspettative, al momento di sensibilizzazione voluto e organizzato oggi da Fiba Confesercenti e Sib Confcommercio. I bacini balneari più importanti d’Italia, come la Romagna e la Toscana, vedono una partecipazione quasi totale, e oltre l’80% degli operatori balneari ha tenuto chiuso il servizio ombreggio sul territorio nazionale». Lo sottolinea in una nota Maurizio Rustignoli, presidente di Fiba Confesercenti. «Un’adesione che ci dà forza e coraggio nel proseguire questa battaglia giusta e doverosa per chiedere al Governo subito una legge definitiva che possa finalmente ridare certezze al comparto balneare italiano. Non chiediamo privilegi, non vogliamo eludere i principi europei, ma non siamo disponibili a far espropriare le nostre imprese.Registriamo, inoltre, con soddisfazione come i nostri clienti stiano sostenendo il nostro gesto simbolico di chiusura degli ombrelloni e condividano il nostro impegno invitandoci a proseguire con le nostre richieste», prosegue Rustignoli.

OSTIA

«Se il governo e il Parlamento vanno in ferie, noi chiudiamo gli ombrelloni», questo lo slogan dello «sciopero gentile», come lo chiama il concessionario dello stabilimento Belsito ad Ostia e responsabile Fibe — Confcommercio di Roma, Moscara Edoardo. Alla protesta, lidi chiusi dalle 7.30 alle 9.30, sul litorale romano ha partecipato la quasi totalità dei balneari. «Il governo non ci ha fatto capire cosa succederà a ottobre a 30 mila imprese italiane, sono due anni che ci dicono di aspettare, vogliamo delle risposte — spiega Moscara -. Chiediamo delle regole chiare per il nostro futuro». Il nodo resta la procedura di infrazione europea che pende sull’Italia, accusata di non aver ancora fatto partire le gare sulle concessioni prevista dalla direttiva Bolkestein. La riassegnazione deve avvenire entro la fine di quest’anno, ma mancano all’appello criteri nazionali e gli enti locali si stanno avviando a mettere a punto le procedure per conto proprio. I negoziati con Bruxelles sono in corso, ma un portavoce dell’esecutivo Ue ha precisato ieri che «il parere motivato» spedito a Roma a novembre «è l’ultimo passaggio prima di un possibile deferimento alla Corte di giustizia Ue». «Noi lavoriamo da anni con un bene pubblico, paghiamo un canone deciso non da noi ma dal governo e abbiamo investito per anni nelle nostre strutture, quello che chiediamo è che ci venga riconosciuto un ‘valore aziendale’ se ci verrà chiesto di lasciare tutto», conclude Moscara.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Exit mobile version