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Olimpiadi, dal pane alle ostriche un viaggio gourmet tra bistrot e brasseries


Le Olimpiadi celebrano il corpo, il gesto atletico, lo spirito decoubertiniano del competere, certo, ma quando il ‘set’ è Parigi, non è difficile immaginare che un diavolo tentatore possa far scappare il lato oscuro della forza, ovvero il piacere dell’abbuffata. E la Francia, al pari dell’Italia, grande civiltà gastronomica, non manca certo di occasioni e tentazioni, a patto però di saper scegliere, evitando le molte trappole turistiche in agguato. In una piccola guida ai piaceri gourmet dell’Olimpiade l’inizio obbligato è con la prima colazione. Sosta di charme è qui il Moulin de la Vierge in place des Petits Pères nel 2ème, arredi Belle Epoque, croissant fragranti al pari di tutti i lieviti, ma anche delle baguette come vuole tradizione. Per l’aperitivo, invece, niente di meglio che una sosta da Girafe in place du Trocadero: vista impareggiabile sulla Tour Eiffel e una scelta impeccabile di ostriche, frutti di mare, crudi da accompagnare alla bollicina giusta. In alternativa, difficile resistere a un grande classico della cucina d’Oltralpe come il soufflé. In questo caso l’indirizzo da non perdere è in un angolo romantico di Saint-Germain-des-Prés: è qui che Gérard Idoux stupisce con soufflé dolci, ma anche salati lungo un viaggio che può cominciare con le versioni alle lumache e fines herbes, ai due salmoni, al formaggio, per concludersi con la golosa variazione al pistacchio e cuore fondente di cioccolato, o la super classica al Grand Marnier.

Passare per Parigi e non provare un vero bistrot sarebbe come essere a Roma e non varcare le porte di un’osteria. In un’offerta sterminata, un nome emerge con prepotenza, ed è il superpremiato Au Moulin à Vent in rue des Fossées Saint-Bérnard nel Quartiere Latino. Qui Théophile Moles propone alla grande tutti i classici, dalle cosce di rana alle carni a un grande profiteroles al cioccolato. Se poi, invece che cedere al fascino più intimista del bistrot, si vuole optare per l’opulenza chiassosa delle grandi brasseries, basta un salto fino a rue de la Bastille e varcare la soglia di Bofinger. Qui, in una sconfinata parata di saloni in stile fin de siècle, con camerieri che sfrecciano impeccabili, si gode tutto l’impatto della vera cucina di matrice alsaziana, dalle ostriche alla zuppa di cipolle, o ancora dal sublime foie gras d’anatra al tripudio di crauti e maiale come si servono a Strasburgo.

Un capitolo tutto a parte lo meritano anche i formaggi. I migliori ristoranti, ma anche i bistrot e le brasseries propongono sempre plateau di livello, ma il massimo è andarli a comprare in piccole boutique odorose che sono autentici templi del gusto: uno per tutti, il negozio di Marie-Anne Cantin in rue du Champ de Mars, dove vacca, capra, pecora trovano selezioni memorabili.

Guai, in questo piccolo tour, trascurare i golosi assoluti, ‘quelli dei dolci’. E qui è difficile non fare una sosta devota da Pierre Hermé, un mito assoluto: in due de l’Odéon ci si può anche sedere e lasciarsi sorprendere da meraviglie come il Duemilafoglie, la Vaniglia Assoluta, o la Crema di Mandorle allo zucchero nero di Okinawa e albicocche. E la mousse al cioccolato? Per quella bisogna andare in rue du Bac dove il maestro Chapon ne serve versioni differenti (secondo la percentuale fondente e la provenienza del cacao) alla coppetta: roba da non lasciare più il negozio. E ancora, la serata romantica, dove? In questo caso, dando fondo, e non poco, alla carta di credito…ma una volta nella vita si può fare, la sosta alla Tour d’Argent di Quai de la Tournelle, vista sulla Senna e su Notre-Dame, quattrocento anni di storia e un’anatra che ha estasiato reali e vip del mondo intero.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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