Eurobond per finanziare le nuove spese militari. Ovvero: l’Ue deve fare nuovo debito comune se vuole rispettare gli impegni presi con Donald Trump al summit della Nato all’Aia. Lo scrive nero su bianco il governo italiano in un documento del ministero degli Affari europei letto dal Messaggero. Ed è la prima volta che viene formalizzata questa richiesta, dopo mesi di dubbi e riflessioni sul debito extra Ue della premier Giorgia Meloni. Roma chiede alla Commissione europea «una seria riflessione su come finanziare la spesa per la difesa». Come? «Promuovendo un approccio ambizioso, attraverso canali differenziati, quali i più volte ventilati bond per la difesa, l’approfondimento della collaborazione con la BEI, il possibile scorporo delle spese per la difesa dal bilancio degli Stati membri ai fini del rispetto delle regole di governance economica», si legge nella relazione programmatica sulla partecipazione dell’Italia all’Unione europea appena chiusa dal ministro Tommaso Foti.
IL DOSSIER A ROMA
Al suo interno, la roadmap italiana per aumentare gli investimenti militari. In casa e insieme ai partner europei. Sul secondo fronte una novità di peso, anche questa messa per iscritto, è il pressing italiano per la realizzazione di uno «scudo aereo europeo». Ovvero uno scudo missilistico da costruire con l’acquisto comune, fra i Paesi Ue, di batterie anti-missili. Il governo italiano chiede nel dossier inviato a Bruxelles di «rafforzare la difesa aerea e missilistica europea attraverso un programma congiunto che preveda la creazione di un sistema di difesa aerea integrato, unificando i sistemi nazionali di difesa aerea e missilistica sotto una piattaforma europea». Un mese fa, al vertice della Nato in Olanda, Trump aveva lanciato di fronte agli alleati il “Golden Dome Shield”, il piano americano per un maxi-scudo missilistico in grado di abbattere fino al 90 per cento dei vettori nemici. L’Europa ha il suo programma. Si chiama European Sky Shield Initiative (ESSI), è stata lanciata dalla Germania e vede ad oggi aderire 25 Paesi europei (fra cui Paesi extra-Ue come Albania e Turchia). L’Italia non ne fa parte, per ora. Ma qualcosa si muove, a sfogliare il dossier di Palazzo Chig che invece apre all’iniziativa: «Questo progetto potrebbe includere l’acquisto comune di sistemi di difesa avanzati (come i sistemi aerei e missilistici di ultima generazione) e l’integrazione di radar e sensori europei per una sorveglianza continua dello spazio aereo europeo». È un dossier sensibilissimo. Tornato in cima all’agenda dopo la guerra dei dodici giorni fra Israele e Iran e lo strike americano sui siti nucleari iraniano, che ha ridestato i timori, fra le cancellerie europee, di un attacco missilistico sul Vecchio Continente. L’Italia dice sì ed è pronta a fare la sua parte. Proprio come benedice, ora ufficialmente, gli eurobond per finanziare le spese militari.
I DUBBI SUL DEBITO UE
Questa sì è una notizia. Da tempo Meloni soppesa l’opportunità di fare nuovo debito europeo per comprare armi e munizioni ma anche investire in innovazione, ricerca, tutto quel che casca sotto l’ombrello della Difesa. Dopo i dubbi iniziali, sono arrivate le aperture, manifestate al presidente del Consiglio europeo Antonio Costa nella sua visita a Roma ai primi di giugno.
Ma sul punto la maggioranza non parla all’unisono. Tira il freno da tempo il vicepremier della Lega Matteo Salvini. In un recente vertice del governo — presenti Foti e Antonio Tajani, che invece è a favore — si è detto «contrario a nuovo debito Ue». Ora l’apertura di Palazzo Chigi. Mentre il governo tentenna sull’attivazione della clausola di salvaguardia del “Re-Arm”, il piano da 800 miliardi di euro messo in campo dall’Europa. Ma dietro quel “tesoretto” c’è una somma di debiti nazionali degli Stati membri. Gli eurobond sono un’altra storia. All’Italia non dispiace affatto.
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