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«Non votiamo la tassa sugli affitti». Si tratta con il Mef per cambiare il testo


ROMA «Diffidare dalle bozze». L’invito a pazientare, espresso dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, durante il Federale della Lega, non basta a spegnere le preoccupazioni emerse nei partiti alla lettura dei primi testi della legge di bilancio messi in circolazione. Così, nell’attesa della versione ufficiale, sia il Carroccio che Forza Italia hanno cominciato a fissare paletti. I primi, pronti al rilancio sul contributo delle banche, i secondi sul piede di guerra per l’aumento della cedolare secca dal 21 al 26% sugli affitti brevi di un solo immobile. Con un “piano casa” nel cassetto che gli azzurri sono pronti a tirare fuori già nel fine settimana. Intanto sia dal Mef, che da Palazzo Chigi arrivano spiragli di apertura sulla possibile modifica della norma: «non è irrinunciabile».

IL NODO CEDOLARE

Il primo atto della controffensiva forzista sugli affitti brevi va in scena alla Camera — in concomitanza — ironia della sorte — con la presentazione degli Stati generali della Casa, organizzati a Torino dal responsabile Casa di Fi, Roberto Rosso. «Noi siamo assolutamente contrari su un aspetto della manovra di cui non si era mai parlato: l’aumento della tassazione per alcuni proprietari di abitazioni», la linea dettata dal vicepremier, Antonio Tajani. Che non sembra dare adito a possibili aperture: «Noi non potremmo mai votare una proposta come questa. Faremo di tutto perché il testo sia modificato. O lo si modifica prima di inviarlo alla Ragioneria o lo si fa in Parlamento». Un avvertimento che pure Rosso rilancerà a sera, durante un dibattito organizzato da Confedilizia: «Aspettiamoci che rimanga al 21% altrimenti siamo pronti a votare contro». Salvo colpi di bianchetto toutcourt, un’ipotesi di modifica passa dal ripristino dell’aliquota al 21% a chi affitta l’abitazione in proprio, lasciando l’aumento al 26% per chi invece utilizza le piattaforme: un ritocco che potrebbe essere messo a punto con l’approdo al Senato del testo. Già ieri, alle 18, il primo faccia a faccia tra Tajani e Giorgetti: oltre agli affitti brevi — su cui ci sarebbe stata un’apertura del Mef — il titolare della Farnesina avrebbe avanzato la richiesta di garanzie sul rinnovo contrattuale per le forze dell’ordine, e chiesto chiarezza sulla versione definitiva della misura che prevede il contributo delle banche. Intanto, i forzisti si preparano a lanciare da Torino il proprio “Piano casa”. Un ventaglio di proposte che potrebbero tradursi, in parte, in emendamenti alla manovra. Oltre alla sterilizzazione dell’aumento di tasse sulla casa, Forza Italia punta a mettere sul “piatto” la richiesta di rendere strutturale il bonus ristrutturazione, al 50%, riconfermato già per il 2026 ma che, secondo il mondo dell’edilizia, non garantisce un’efficace programmazione. Da qui l’ipotesi di chiedere l’inserimento della misura sul bilancio triennale. Un altro capitolo del piano casa riguarderà la corretta assegnazione delle case popolari, con incentivi a controlli e sgomberi. E poi, il tema delle semplificazioni e della rigenerazione urbana, vista come l’unica strada per dare linfa vitale al settore dopo lo stop al superbonus.

LE BANCHE

L’altro fronte caldo resta quello delle banche. Mentre continuano le interlocuzioni con il settore del credito, il Consiglio federale della Lega, ieri, all’unanimità, ha dato mandato ai vertici di partito di intervenire durante l’esame parlamentare per «valutare» — se necessario — un ulteriore innalzamento del contributo, destinandolo al sostegno di sanità, famiglie e imprese. «Chiederò un miliardo aggiuntivo e mi auguro di non sentire più resistenze fuori luogo», ha alzato il tiro il senatore del Carroccio, Claudio Borghi, dell’idea che una priorità potrebbe essere quella destinare i fondi per le Forze dell’ordine. Il testo ufficiale della manovra ancora manca, ma è difficile che acconteterà tutti .

© RIPRODUZIONE RISERVATA


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