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«Non puoi bloccare voto, potrei sospendere i contratti con M5S»


ROMA Ai vertici dei cinque stelle dicono: «È una guerra atomica e l’abbiamo già vinta». La guerra tra Conte e Grillo. L’arma finale del leader stellato è la revoca dei 300mila euro annui di consulenza per la comunicazione, 25mila euro al mese, che Conte ha concesso a Grillo (lui avrebbe voluto un vitalizio in quanto fondatore) quando è diventato numero uno di M5S. «Potrei sospendere i tuoi contratti con il nostro movimento», ha scritto Giuseppe a Beppe nell’ultima lettera-bomba tra i due, in un carteggio micidiale e in uno scontro così riassunto dal fondatore che non accetta il processo costituente o ricostituente in corso nei 5stelle e in cui potrebbe saltare il divieto del terzo mandato per i parlamentari e potrebbero essere cambiati nome e simbolo e comunque verrà ridiscusso tutto: «Conte vuole farmi fuori da M5S!», tuona il comico genovese.

Uno toglie all’altro i 300mila euro — bomba atomica perché Grillo incassa ormai poco dai suoi spettacoli teatrali, ha forti spese di avvocati per la vicenda del figlio e altri ne dovrà mettere nella battaglia legale con Conte in preparazione tra pec fulminanti e accuse a getto continuo — e Grillo in risposta alla soluzione finale è pronto ad andare a rovinare a Conte, irrompendo e comiziando come fece all’assemblea degli azionisti di Tim e di Parmalat prima che scendesse politicamente in campo, la festa dell’assemblea costituente.

IL SUPER-SHOW
Si doveva tenere a fine ottobre e invece, sia per dare più tempo ai litiganti per siglare un’improbabile tregua propiziata magari dal mediatore Roberto Fico sia perché Avventura Urbana, la società che gestisce la raccolta di proposte programmatiche e la modalità di democrazia partecipativa con cui si sta svolgendo il percorso costituente è positivamente invasa da contributi e vuole avare il tempo di lavorare bene su questa innovazione politica che va oltre la democrazia diretta di casaleggiana memoria, il super-evento finale e non digitale si terrà a novembre. Conte non teme affatto l’intervento-bomba di Grillo, se ci sarà. «Vabbè — dicono i suoi nelle stanze di Campo Marzio — parlerà Beppe come parleranno tutti magari lui terrà il microfono un po’ più degli altri, ma mica potrà farci fare notte».

Di sicuro però, e questo rischio Conte lo ha ben presente, l’ultimo show stellato di Grillo, il bombardone del qui rido io e qui parlo io e del dopo di me il diluvio, si prenderà tutti i riflettori mediatici oscurando l’evento di rifondazione M5S. Questo è comunque un rischio che si può correre, assicurano i contiani in perfetta sintonia con il leader, così come non si mostrano spaventati dalla possibile scissione di Grillo: «E con chi la farebbe, se non ha praticamente più nessuno dalla sua parte, oltre a Toninelli e a Virginia Raggi?». La Raggi, secondo i sospetti stellati, è quella che starebbe muovendo Beppe. Virginia non fa la guerra aperta a Conte — incalzano quelli che conoscono direttamente le segrete cose M5S — ma la fa per procura tramite l’ex sindaca di Roma. Che ha fornito a Grillo anche l’avvocato per condurre la guerra legale anti-Conte. Ossia Pieremilio Sammarco, il civilista che lavorò con Previti e nel cui i studio Virginia fece il praticantato. C’è chi in M5S ironizza: «Speriamo per lui che Sammarco venga pagato da Grillo perché Beppe in questa fase non è di manica larga, anzi non lo è mai stato: è genovese…».

Intanto, il presidente del M5s replica alla diffida che Grillo gli ha inviato il 5 settembre (in cui scrive: non toccate nome, simbolo e regola dei due mandati, e non votate su questo, o vi porto in tribunale) e lo fa così: «Caro Beppe, nessuna preclusione può essere imposta al potere deliberativo dell’assemblea. Queste esternazioni sono incompatibili con gli obblighi da te assunti nei confronti del Movimento con riferimento sia alla malleveria sia ai contratti di pubblicità e comunicazione: ciò mi obbliga a valutare possibili iniziative dirette a sospendere l’esecuzione delle prestazioni a carico del Movimento derivanti dalla malleveria, e il recesso dai contratti di pubblicità e comunicazione». Ovvero: ti abbiamo pagato per migliorare l’immagine dei 5 stelle e tu invece, con i tuoi capricci e le polemiche, hai guastato l’immagine del partito. E niente più bonifici.

SOLUZIONE FINALE
Alla fine della guerra tra i due ce ne sarà solo uno. Conte è arciconvinto che quell’uno sarà lui e non riesce a immaginare alcun ruolo, se la china continua ad essere questa e questa sarà, per Beppe nel futuro dei 5 stelle. Ma non è detto che la rottura con Grillo potrà essere elettoralmente indolore. E’ pur sempre una bandiera di diversità Beppe il quale potrebbe inventare un gruppo di corsari, incursori e smanettoni del web (non sarà della partita però Di Battista) che in modalità super-alternativa e super anti-contiana attaccano tutti e su tutto. Mentre la normalizzazione del movimento a cui sta lavorando Conte, e la stabilizzazione a sinistra di M5S dove assicurano che però «non diventeremo un cespuglio del Pd», sono un’incognita. Che Grillo ha deciso di bombardare finché avrà fiato e forza. «Sarò il loro incubo», dice agli amici il reietto di Sant’Ilario. Ma a Roma fanno spallucce.

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