Un appello in extremis. Parte dal Colle più alto. Sergio Mattarella scende in campo nella tarda mattinata. Si offre per fermare l’escalation del caso Flotilla, mentre al governo sale la paura di uno scontro violento tra la flotta di attivisti a difesa di Gaza e la marina militare israeliana.
L’APPELLO
Si rivolge in una nota «alle donne e agli uomini» che veleggiano verso la Striscia con il carico di aiuti umanitari, il Capo dello Stato, riconosce «l’ampia risonanza e il significato» della missione che denuncia i crimini di Benjamin Netanyahu. Ma chiede anche di fermarsi per scongiurare il peggio. «Il valore della vita umana, che sembra aver perso ogni significato a Gaza, dove viene gravemente calpestato con disumane sofferenze per la popolazione, richiede di evitare di porre a rischio l’incolumità di ogni persona». Parole nette. Riecheggeranno tutto il giorno nei palazzi della politica scossi dal Flotilla-gate. Il tempismo non è casuale. Sono state fittissime, nelle ultime ore, le interlocuzioni sull’asse Quirinale-Palazzo Chigi. E a precedere l’intervento del Colle — con l’invito ai naviganti a raccogliere «la disponibilità offerta dal Patriarcato latino di Gerusalemme» per la consegna degli aiuti umanitari a Gaza senza forzare il blocco navale israeliano — c’è stato un fitto lavorio ai piani alti del governo.
Mercoledì Meloni si è occupata della questione in un vertice riservato a Palazzo Chigi. Presente il ministro della Difesa Guido Crosetto, il sottosegretario Alfredo Mantovano, collegato da New York il ministro degli Esteri Antonio Tajani. Si valuta insieme di sondare il Quirinale su una vicenda che preoccupa seriamente gli apparati della sicurezza italiani. Le opposizioni, con quattro parlamentari a bordo, tirano dritto. E gli israeliani, nelle interlocuzioni con il governo, hanno fatto capire che non intendono fare sconti: bloccheranno fisicamente le imbarcazioni già al di fuori delle acque territoriali.
La flotta, ora al largo delle coste di Creta, dista poco più di 500 miglia, a 50 miglia potrebbe intervenire il blocco. A poco valgono le garanzie di Tel Aviv, che ha fatto sapere di non voler ferire l’equipaggio, se è vero che l’incidente è dietro l’angolo. Né può evitarlo la fregata italiana Alpino inviata come scorta con funzioni di protezione civile, come ha chiarito in Parlamento Crosetto.
Si decide di agire. Meloni e Mattarella hanno più di un contatto diretto. E il Colle scende in campo con l’appello agli attivisti. «Appare necessario preservare l’obiettivo di far pervenire gli aiuti raccolti alla popolazione in sofferenza», spiega il presidente della Repubblica. «Mi permetto di rivolgere con particolare intensità un appello alle donne e agli uomini della Flotilla perché raccolgano la disponibilità offerta dal Patriarcato latino di Gerusalemme — anch’esso impegnato con fermezza e coraggio nella vicinanza alla popolazione di Gaza — di svolgere il compito di consegnare in sicurezza quel che la solidarietà ha destinato a bambini, donne, uomini». Nella giornata di ieri, il Capo dello Stato ha sentito il presidente della Cei Matteo Zuppi, disposto a mediare per la consegna degli aiuti attraverso un corridoio sicuro a Gaza.
Dalle opposizioni arrivano le prime aperture, e insieme le prime frenate. Pd e Cinque Stelle ringraziano Mattarella e in serata si aggiunge Meloni che in un post loda le «parole sagge» dell’inquilino del Colle. La trattativa però resta in salita. Dalla Global Sumud Flotilla la replica non si fa attendere.
IL MURO
La portavoce della delegazione italiana, Maria Elena Delia, fa sapere di voler rientrare in Italia per il «dialogo con le istituzioni». Salvo chiudere alla mediazione quirinalizia. «Non possiamo accettare questa proposta perché arriva per evitare che le nostre barche navighino in acque internazionali con il rischio di essere attaccati» spiega nel pomeriggio. «Siamo pronti a valutare delle mediazioni, ma non cambiando rotta perché significa ammettere che si lascia operare un governo in modo illegale senza poter fare nulla».
Lo stallo insomma prosegue, le lancette corrono velocissime. L’arrivo della Flotilla nelle acque territoriali israeliane, vento permettendo, è previsto tra mercoledì e giovedì. Ma a Roma sono decisi a fare di tutto per fermare l’escalation. Dice Tajani: «Si può anche cambiare idea: il no può diventare un sì. Perché c’è anche da proteggere tante vite umane e dobbiamo impedire che la situazione precipiti».
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