11.05.2025
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«No all’IA priva di etica, distrugge la persona»


È felice come una bambina che ha ricevuto il regalo più bello: un’intera giornata con il nonno. Lei è Giorgia, lui è Francesco. La “nipotina”, che fino a sera non farà che ripetere: «Non riesco a smettere di ringrazialo per essere venuto al G7 compiendo un gesto storico», si prende cura del super-ospite. E se non è lei a spingere la carrozzella che entra nella sala della riunione plenaria a Borgo Egnazia portando il Pontefice — e ci sono tutti ma proprio tutti i grandi del mondo che applaudono la guest-star — poco ci manca. Lei affianca la sedia a rotelle. E lui prima di parlare dell’intelligenza artificiale che «è affascinante e tremenda» e che se diventa «tecnologia senza etica distrugge la persona», e dopo essersi così rivolto a Giorgia: «Vediamo che cosa hanno da dire questi» sulle crisi globali, saluta uno a uno i potenti intorno al tavolone ovale.

L’arrivo di Meloni con Papa Francesco in papamobile per la foto di famiglia del G7

Stringe la mano a Erdogan che lui considera un protagonista essenziale per gli equilibri di pace e un buon ponte per interloquire con la Russia. Alza il pollice verso Biden. Dice a Modi: «Come stai?». E bacia l’indiano ma anche l’amico Lula, il re di Giordania, il canadese Trudeau. Con von der Leyen sono salamelecchi e via così: con Sunak, con il presidente William Ruto del Kenya, con l’algerino Abdelmadjid Tebboune e con gli altri. Lo stile di Francesco è come sempre uno stile informale (qualcuno dice pure troppo) e comunque Giorgia, che condivide il pop, è in estasi. E lo è stata fin dal primo istante in cui Francesco è atterrato, scendendo — con qualche difficoltà e l’aiuto del bastone — dall’elicottero bianco della Repubblica Italiana sul parto vicino a Borgo Egnazia. Super-ospite e padrona di casa salgono sulla golf-car elettrica, e conversano. Cominciando così: «Eccomi qui, sono ancora vivo», dice lui. «Bene siamo in due, anch’io sono ancora viva», aggiunge lei. Sorrisoni. E «veramente che gran regalo, Santità, ha voluto farci. Sarà una lunga giornata però bella». Lo è stata proprio. Anche se all’insegna di qualche ipocrisia. Hanno cercato di evitare il più possibile i temi etici, nel loro bilaterale, Francesco e Macron.

Andare sulla polemica riguardante l’aborto, il cui diritto Macron ha fatto inserire nella Costituzione francese (risultato: 4 cattolici su 10 hanno votato a destra l’ultima volta) non sarebbe servito a nulla. Il Papa, che su guerra e pace è all’opposto di Macron, ha preferito informarsi sul perché il titolare dell’Eliseo s’è inventato le elezioni anticipate dopo essere stato appena sconfitto alle Europee. E comunque, bilaterali su bilaterali per il Papa. Che comunque era stanco, anche prima della raffica d’incontri, e perciò se n’è uscito così prima di parlare di intelligenza artificiale: «Le vedete? Ho due versioni del discorso». E le mostra: «La lunga e la breve. Leggerò la breve». Dove si dice che va ripensato lo sviluppo e l’utilizzo delle «armi letali autonome» per bandirne l’uso, «cominciando da un impegno concreto per introdurre un sempre maggiore e significativo controllo umano su tutta la tecnologia e gli algoritmi». Parla, e non è la prima volta, della necessità di una «algoretica», cioè di un ethos che sovrintenda l’uso delle macchine, sennò la potenza della tecnologia incontrollata finirà per uccidere l’umanità e la civiltà. «Nessuna macchina dovrebbe mai scegliere se togliere la vita a un essere umano», dice Francesco. E questo è un problema bioetico ma anche politicissimo, e «la politica sana» se ne deve occupare perché «il bene comune» passa anche dallo stop alle armi «intelligenti» che possono radere al suolo Paesi e popolazioni. Il pacifista Bergoglio e l’umanista (cattolico) Francesco.

Non facile il faccia a faccia Zelensky. Sono seduti uno di fronte all’altro lui e il premier ucraino. Il quale, come al solito in tenuta verde da trincea, fa più volte vedere al Pontefice le sue mani nude che vorrebbe venissero riempite di armi da difesa sempre più numerose e capaci. Stronca Zelensky la proposta di pace — «una proposta di resa» — appena arrivata da parte di Putin. Il Papa non fa trasparire nessuna particolare volontà di più convinta adesione alla causa di Kiev che pure, da protettore dell’umanità, gli sta a cuore. «Il Vaticano ci aiuta molto», dice Zelensky subito dopo l’incontro in cui ha raccontato a Sua Santità del terrore delle bombe sulle città e delle sofferenze tremende dei suoi connazionali (i bimbi soprattutto). Il premier ucraino è convinto che la Santa Sede possa svolgere un ruolo di facilitatore verso una «pace giusta» facendo leva sul suo soft power e sui contatti con altri leader: non solo Biden ma anche, e assai, Erdogan e Lula che sono leader ascoltati da Mosca.

E Biden? Un incontro complicato tra il Papa e il Presidente americano. «Lavorate per la pace», gli dice Francesco. «È quello che stiamo facendo», risponde Joe. E i temi etici, che Trump cavalca e su cui il cattolicissimo Biden non è politicamente in sintonia con Bergoglio, si evita di farli diventare il cuore dell’incontro. Amichevolissimo, dicono gli sherpa della Casa Bianca. Ma, per via della Nato («Ha abbaiato alle porte delle Russia», frase storica di Francesco) ma anche delle super-aziende tecnologiche americane poco etiche e molto intelligenze artificiale senza ethos non sono, i rapporti tra Joe e Francesco non sono più, già da un bel po’, quelli degli esordi. E chiede il Papa: «Dovete fare di più per l’accordo di pace su Gaza». Biden alza gli occhi al cielo, come a dire: ci vorrebbe un miracolo per placare Netanyahu, ma né lui e neppure il Santo Padre sono capaci di farlo.

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