24.12.2025
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Politics

«No alla politica agricola Ue». Mercosur, l’accordo slitta


BRUXELLES I trattori sono tornati a marciare verso il quartiere europeo dalle prime ore del mattino, tra momenti di tensione e scontri con la polizia, per denunciare i tagli ai fondi Ue per il comparto e l’impatto dei trattati di libero scambio. Ma è a sera che la maxi-protesta degli agricoltori a Bruxelles ha strappato un primo segnale di distensione: la firma del trattato commerciale con il Mercosur sarà rinviata a gennaio, ha annunciato Ursula von der Leyen ai leader riuniti nell’Europa Building. Complice la protratta opposizione italiana — che sarà revocata solo quando «saranno fornite le risposte necessarie agli agricoltori», hanno fatto sapere da Palazzo Chigi dopo i contatti tra la premier Giorgia Meloni e il presidente brasiliano Lula -, von der Leyen e António Costa non voleranno più domani, come inizialmente previsto, nella città brasiliana di Foz do Iguaçu per chiudere un negoziato che va avanti da un quarto di secolo.

Ma riavvolgiamo il nastro. Quasi ottomila tra coltivatori e allevatori provenienti da tutta Europa si sono mossi dalla Gare du Nord: gli italiani — oltre duemila — sono stati tra i più numerosi, insieme ai francesi. Centinaia i trattori, perlopiù da Francia e Belgio, i cui rombi e clacson hanno riecheggiato per tutta la città e hanno bloccato il raccordo. Il tutto mentre in città si apriva il summit dei leader dei 27 e arrivava il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Coincidenze che hanno giustificato l’impiego massiccio di misure da parte delle autorità, con un perimetro di sicurezza esteso attorno alle istituzioni. Come già a inizio 2024, le tensioni sono esplose a Place du Luxembourg, nello slargo che fronteggia la sede del Parlamento europeo. Ai lanci di patate e barbabietole e ai pneumatici in fiamme messi al posto dell’albero di Natale sradicato dal centro della piazza, la polizia ha risposto con idranti e gas lacrimogeni. Negli scontri sarebbero intervenute anche persone mascherate non affiliate al corteo.

Al mattino, i rappresentanti del mondo agricolo erano stati ricevuti da von der Leyen e Costa: «L’Europa è con voi, ora e in futuro», il messaggio dei vertici Ue. Il piatto forte della protesta, però, non è solo il Mercosur. In ballo è soprattutto la riforma della Pac, la Politica agricola comune, tradizionalmente il “granaio” del bilancio Ue: nella proposta presentata a luglio dalla Commissione, rischia di perdere il 25% dei fondi nel prossimo budget pluriennale, tra 2028 e 2034. «Il 31% delle aziende agricole italiane è a rischio chiusura», stima la Cia. Con tagli di «90 miliardi, 9 solo per l’Italia», l’Ue si dimostra «incapace di proteggere i suoi settori chiave, mentre gli altri Paesi agiscono per salvaguardare le produzioni», l’affondo del presidente di Coldiretti Ettore Prandini, alla testa di una folta delegazione in tuta gialla. Al contrario, «l’agricoltura è un asset strategico per l’Ue, e in quanto tale va gestito sia in termini di attribuzione delle risorse economiche sia come visione più generale», ha affermato Massimiliano Giansanti, a capo di Confagricoltura e dell’organizzazione agricola europea Copa-Cogeca.

Il negoziato sul bilancio continuerà tutto il prossimo anno, ma è sul Mercosur che cambiano subito le carte in tavola. Dopo aver segnalato l’indisponibilità a un posticipo, Lula — che ha la presidenza annuale del blocco che mette insieme il suo Brasile, l’Argentina, l’Uruguay e il Paraguay — ha accettato la proposta italiana di un rinvio. Al telefono, Meloni gli avrebbe garantito che l’Italia non è contraria in principio (a differenza della Francia, con un Emmanuel Macron convinto che «non ci sono le condizioni»). Semmai, per Roma serve che prima si materializzino le tutele per il settore primario.

SALVAGUARDIE SPECIFICHE
Alcune salvaguardie specifiche da allegare al trattato con i sudamericani hanno appena visto la luce, dopo una trattativa-lampo, e dovranno essere formalmente comunicate al Mercosur. Altre, come il livello minimo residuo di pesticidi vietati nell’Ue da rintracciare nell’import agroalimentare, si stanno facendo strada. Gennaio, insomma, potrebbe essere la volta buona. Fonti diplomatiche lo avevano suggerito alla vigilia: dare disco verde all’intesa venerdì, all’indomani della contestazione, come avrebbero voluto i danesi della presidenza di turno del Consiglio, non sarebbe stato interpretato come un gesto di pace dal mondo agricolo. Ha preso forma così, con la sponda italo-brasiliana, l’idea del rinvio di qualche settimana. Mentre le strade di Bruxelles tornavano all’ordine, ancora cosparse di fieno e di patate abbandonate. Tanto che qualcuno s’è rimboccato le maniche e s’è messo a raccogliere le migliori per portarle a casa.


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