Per le imprese il giudizio sulla manovra è ancora sospeso. Ci sono certo alcune misure considerate molto positivamente, come la reintroduzione dell’Iper e del Super ammortamento, la vecchia Industria 4.0 con i suoi automatismi. Misura molto apprezzata nel passato e che ha permesso al sistema produttivo italiano di ammodernare le proprie linee e di arrivare a livelli record di robotizzazione. Su Industria 4.0 il governo dirotterà 4 miliardi di euro sottraendoli a Transizione 5.0, la misura finanziata con i fondi del Pnrr durante la prima “rimodulazione” (all’epoca c’era ancora il ministro Raffaele Fitto) e che non ha dato i risultati sperati. Pochi i fondi richiesti dalle imprese, soprattutto per le difficoltà burocratiche attuative e per la necessità di dover rispettare le stringenti regole green europee.
Questa misura, insomma, esce di scena. Così come, per adesso, esce di scena un’altra misura che pure era stata promessa al mondo imprenditoriale: l’Ires premiale. Vale a dire la riduzione di quattro punti dell’aliquota fiscale per le imprese che investono in nuovi macchinari. Dovrebbe invece restare il super-ammortamento sulle nuove assunzioni. Così come ci sarà l’atteso rifinanziamento per la Zes unica. Il credito d’imposta per le imprese ubicate nelle zone economiche speciali sarà rifinanziato per un triennio, dando qualche certezza in più alle imprese (che non hanno mai apprezzato il rinnovo solo annuale di questa misura). Saranno poi finanziate, sempre per un triennio, nella misura di 100 milioni di euro le zone logistiche semplificate. C’è infine, un nuovo rinvio per la plastic e sugar tax, i due balzelli sulle bevande zuccherate e sui contenitori in plastica, introdotti formalmente ormai diversi anni fa, ma mai entrati in vigore per i continui rinvii. Ormai sono diventate qualcosa che assomiglia alle vecchie clausole di salvaguardia sui conti pubblici (l’aumento automatico dell’Iva) cancellate definitivamente con le manovr del Covid.
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