27.08.2025
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Economy

Mps-Mediobanca, via libera Bce. Delfin potrà salire fino al 19,9%


L’offerta pubblica di scambio lanciata da Mps su Mediobanca fa un ulteriore passo avanti. La Banca centrale europea, secondo fonti finanziarie citate dall’Ansa, ha dato il via libera a Delfin per salire fino al 19,9 per cento del capitale della banca senese a valle dello scambio di azioni di Piazzetta Cuccia. L’autorizzazione sarebbe arrivata alla holding della famiglia Del Vecchio, il 12 agosto scorso. Un’autorizzazione necessaria perché Delfin già detiene una quota di circa il 9,9 per cento del Monte dei Paschi, e dopo il conferimento del pacchetto di poco superiore al 19 per cento in Mediobanca, la holding si troverà, in caso di successo dell’Ops, a detenere una partecipazione che dovrebbe oscillare attorno al 20 per cento (la quota finale dipenderà dalle adesioni complessive che l’offerta raccoglierà). Le notizie degli ultimi giorni sul fronte dell’Ops del Monte su Mediobanca, confermano il forte impegno di Delfin nell’operazione voluta dal numero uno della banca senese Luigi Lovaglio. Tra il 14 e il 18 agosto, Delfin avrebbe consegnato buona parte del suo pacchetto del 19 e passa per cento detenuto in Mediobanca. La settimana scorsa infatti, le adesioni all’offerta di Mps hanno fatto un primo balzo arrivando al 13,5 per cento, per poi, a inizio di questa settimana, arrivare a sfiorare il 20 per cento. Per aderire allo scambio c’è tempo, salvo proroghe, fino al prossimo 8 settembre.

Tutto questo mentre Mediobanca, in una estrema mossa difensiva, ha convocato per domani una nuova assemblea per provare, di nuovo, a proporre a Generali uno scambio tra i titoli della compagnia in portafoglio a Piazzetta Cuccia (il 13,1 per cento del capitale sociale), in cambio del gioiellino del wealth management posseduto da Trieste, vale a dire Banca Generali. Mediobanca ha intanto pubblicato le domande pervenute dagli azionisti in vista dell’assemblea di domani. Molti soci hanno espresso dubbi sull’operazione tentata in extremis da Alberto Nagel. Diversi azionisti hanno lamentato una scarsa trasparenza sulle reali intenzioni di Generali riguardo all’adesione all’operazione.

In particolare,le critiche si sono concentrate sulla mancanza di dettagli chiari sui termini della partnership, sottolineando la difficoltà di votare senza sapere se e come Generali aderirà effettivamente allo scambio. Altri azionisti hanno considerato le tempistiche eccessivamente rapide tali da non consentire ai soci una valutazione approfondita. Alcuni hanno contestato la nomina del rappresentante unico degli azionisti per la gestione assembleare e la gestione delle deleghe (“assemblea chiusa”), considerata limitativa dei diritti degli azionisti. Restano anche i dubbi degli esperti. Soprattutto se lo scambio di azioni Generali con la partecipazione in Banca Generali, non debba essere trattato come un riacquisto di azioni proprie da parte del Leone di Trieste.


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