A un amico giornalista, Marina confida: «Certo che voi romani siete malati di politica. Vi capisco, la politica è una cosa importantissima». E comincia a parlare bene della neo-politica meloniana. Lo fa dove un tempo c’era prima la Feltrinelli e adesso, nella galleria Alberto Sordi, c’è la nuova libreria Mondadori: come cambia, toponomasticamente, geopoliticamente, l’egemonia della cultura in Italia. Ma soprattutto, in questa festa in cui un pezzo di Arcore e di Segrate si piazza di fronte a Palazzo Chigi, come avamposto berlusconiano, come torre di controllo forzista tendenza azienda su come si comporta il governo, c’è il terzetto Letta-Confalonieri-Dell’Utri — e scherzano i tre: «Siamo la vecchia guardia, gli antemarcia, i pionieri che non mollano». Anche se — mentre gli passa dietro Lotito dicendo «io so’ er più berlusconiano de tutti» e ci sono Paolo Berlusconi, Bergamini e Ronzulli, Giacomoni e Antonio Martusciello, Barachini e i capigruppo forzisti Gasparri&Barelli, la Rizzoli e la Moratti, Sisto e un’infinità di altri compresi i ministri Nordio, Musumeci, Casellati — osserva Dell’Utri letterariamente: «La politica? Non funziona, ma questo è il mare in cui dobbiamo navigare». E i presenti: «Marcello, è una citazione di Mark Twain?». «No, sono parole mie. Ma quel grande scrittore diceva: per prima cosa dovete avere ben chiari i fatti, così potete distorcerli come vi pare». Risate generali.
E Giorgio Mulè, guardando la folla dei presenti, vedendo l’entusiasmo paleo e post berlusconiano intorno a Marina: «C’è come un’aria da Casalecchio sul Reno». Un po’ ironizza come sempre il vicepresidente della Camera ma anche no, e sembra voler dire — riferendosi a quando il Cavaliere come prima dichiarazione alla vigilia della discesa in campo annunciò nel ‘93 in quel supermercato in Emilia che a Roma avrebbe votato Fini e non Rutelli come sindaco di Roma — che ci troviamo forse ma chissà a una nuova alba del sogno azzurro che si rigenera, anche se Tajani a questa inaugurazione della libreria avamposto e torre di controllo su Chigi non c’è per via dei suoi impegni da ministro. Giorgia si deve preoccupare? Macché.
LEI E LEI
Meloni e Marina ieri si sono scritte e si sono dette che si vedranno presto e che si stimano e si vogliono bene. Nonostante in politica il cuore conta quel che conta e i sentimenti dell’oggi non sempre sono quelli del domani. E comunque, ecco Letta che andando via dalla festa mondadoriana e diretto alla festa dell’altra destra — più identitaria che berlusconica, più destrorsa e meno semi-progressista, più generonica che glam e insomma quella alla Gnam in onore degli 80 anni del Tempo dove non si mangia e non si beve perché occorre stare concentrati e concreti di fronte ai poteri forti e cattivi che starebbero assediando i fratelli e le sorelle d’Italia — avverte gli amici: «Farò un breve discorsetto da ex direttore». Il sommo Gianni fa la spola tra i due eventi, e come Letta tanti altri sono prima di qua e poi di là. A riprova che i partiti del centrodestra si marcano a vista, ma condividono i party.
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