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Molestie al concertone, interviene Piantedosi: «Espellere i 3 arrestati»


Una ragazza originaria di Caserta, molestata da tre ventenni tunisini, poi rintracciati ed arrestati dalla polizia. Parte da sotto il palco, quest’anno, la polemica che scuote il Concertone del primo maggio di Roma. Una notizia di cronaca che, nel giro di ventiquattr’ore, è divenuta benzina sul fuoco del dibattito politico. Non è bastata la condanna unanime delle tre sigle sindacali: «Un fatto grave e intollerabile, che colpisce ancora di più perché avvenuto in un contesto che ha lo scopo di promuovere diritti e libertà delle persone», e che dimostra, scrivono, l’urgenza e la necessità «di un investimento culturale profondo, che parta dall’educazione al rispetto e all’affettività nelle scuole, per contrastare quella cultura patriarcale». Malgrado la condanna di Cgil, Cisl e Uil, l’attenzione del centrodestra finisce sul silenzio delle opposizioni sull’accaduto. Al punto da innescare, per motivi diversi, la reazione di tre ministri del governo.

I MINISTRI

Parla Matteo Piantedosi che, in un tweet, annuncia la richiesta di espulsione dei tre cittadini stranieri, tra i 22 e i 25 anni, venuti in Italia con una richiesta di soggiorno per studio, e che i poliziotti in borghese hanno bloccato a seguito dei dettagli forniti dalla vittima. Un volàno che il ministro dell’Interno usa per lanciare un plauso diretto alle Forze dell’Ordine, inclusi gli agenti in servizio in borghese «non sempre compresi per la loro importanza e spesso ingiustamente fraintesi». Un riferimento tra le righe, secondo alcuni, alla vicenda della fornaia di Ascoli che ha denunciato di essere stata identificata da uomini della polizia in borghese per aver esposto uno striscione antifascista il giorno del 25 aprile. Se il titolare del Viminale punta il dito contro «l’indifferenza di alcuni presenti», la ministra Eugenia Roccella va all’affondo contro quelle forze politiche da cui non è arrivata «una presa di posizione corale nei confronti delle molestie denunciate». E sembra mettersi quasi in scia alla premier che, solo un giorno prima aveva lamentato il silenzio di fronte alle offese sessiste subite. Perché, dice Roccella, «proprio quelle parti politiche che spesso impartiscono lezioni su questi valori e montano allarmi democratici laddove non ce ne sono, non sembrano finora aver avvertito l’esigenza di rivolgere la propria solidarietà alla vittima ed esprimersi nei confronti di atti gravemente contrari a ciò che in quelle piazze si professa». Si unisce al coro anche Daniela Santanchè che indirizza il suo j’accuse nei confronti dei «tanti presenti presunti paladini dei diritti che non sono intervenuti e addirittura si sono lamentati delle urla della donna perché disturbava l’ascolto della musica».

LE REAZIONI

Ma la reazione delle opposizioni arriva eccome e si appunta su un altro “dettaglio” dell’evento riportato dalle cronache: il rilascio dei tre ragazzi tunisini: «Perché i tre molestatori della ragazza al concertone siano fuori davvero stento a capirlo, da cittadino e da parlamentare. Direi da padre, se non trovassi insopportabile questa retorica. Penso alla paura di questa ragazza, alla famiglia», scrive il dem Filippo Sensi, membro della commissione d’inchiesta sui femminicidi. Con un post scriptum al vetriolo: «Ah, le polemiche della destra mi fanno schifo». Sullo stesso punto, la replica della senatrice di Italia viva, Raffaella Paita: i tre ragazzi tunisini, scrive, «fermati e arrestati, sono stati subito rimessi in libertà. Ma se chi molesta esce indisturbato e chi denuncia resta sola, allora qualcosa non funziona», rimprovera l’esponente di Iv, che chiede che sia «davvero» garantita «sicurezza, tutela e giustizia alle vittime». Ma anche l’amministrazione Capitolina non resta silente: «Una giornata attesa da migliaia di giovani per celebrare la musica, il lavoro e i diritti si è trasformata in un incubo per una ragazza di 25 anni», scrive Monica Lucarelli, assessora alle Attività Produttive e Pari opportunità. Nelle parole di Lucarelli, la solidarietà alla vittima, il ringraziamento alle Forze dell’Ordine, ma pure l’amarezza per «una ragazza non è stata libera di vivere una giornata di festa». Poi, l’impegno per continuare a garantire spazi sicuri, rafforzando i presidi nei grandi eventi, e lo sguardo verso i messaggi culturali, a partire dalla musica, come già messo in evidenza da Gino Cecchettin, che si è rivolto alle case discografiche richiedendo un linguaggio più consapevole.

LA SICUREZZA

A suscitare qualche malessere tra le fila della Lega, in Campidoglio, i danni a Piazza San Giovanni, nonostante le misure preventive poste dal Comune di Roma: «Dalle macchie scure e danni sul sagrato della basilica, prato rovinato, che probabilmente dovrà essere completamente rifatto, panchine rimosse e non ancora riposizionate», scrive il capogruppo del Carroccio in Campidoglio, Fabrizio Santori, pronto a presentare una mozione di Assemblea Capitolina «per impegnare il sindaco e la giunta a non concedere più Piazza San Giovanni in Laterano». Per il vero contrasto alla violenza di genere, però, servirà l’unità della politica.

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