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Sanità, polemica sui consulenti no-Vax. Schillaci pronto ad azzerare il comitato


Prima le polemiche. Poi, il pressing della comunità scientifica per il passo indietro. Con un appello lanciato da nomi di peso come Guido Silvestri, Roberto Burioni e Matteo Bassetti che ha raccolto in pochi giorni più di 18mila firme, tra cui quella del premio Nobel per la fisica Giorgio Parisi. Non si posa il polverone scatenato dalla nomina di due figure controverse nel Gruppo tecnico consultivo nazionale sulle vaccinazioni (Nitag) del ministero della Salute, Paolo Bellavite ed Eugenio Serravalle, noti per essere (molto) vicini a posizioni No-Vax. Al punto che, dopo giorni sulla graticola, il titolare della Sanità Orazio Schillaci è pronto a fare tabula rasa. Azzerare il comitato, revocando la nomina non solo dei due medici contrari alle vaccinazioni ma pure di tutti gli altri venti esperti dell’organo che avrebbe dovuto esprimere pareri sulle strategie vaccinali del governo.

La decisione dovrebbe essere annunciata già nelle prossime ore. Schillaci sul punto sarebbe stato irrevocabile. Del resto quelle nomine l’ex rettore di Tor Vergata non le aveva condivise fin dal principio. Eppure, da medico e accademico su posizioni diametralmente opposte a quelle dei No-Vax, alla fine ha dovuto accettare, obtorto collo, firmarle. Caldeggiate (o imposte) da altri. Ma chi? Qualcuno punta il dito contro Rita Di Quinzio, segretaria politica del dicastero di Lungotevere Ripa. Altri, contro il sottosegretario di Fratelli d’Italia Marcello Gemmato, in pole per essere promosso viceministro.

Sta di fatto che Schillaci stavolta ha deciso di puntare i piedi. Troppe le critiche piovute sul ministero, comprese quelle della Federazione nazionale degli ordini dei medici che in una lettera a Schillaci ha chiesto di far «prevalere le ragioni della scienza», invocando una retromarcia sui due esponenti contestati. E poi l’addio di Francesca Russo, direttrice del Dipartimento di Prevenzione in Veneto, che ha dato le dimissioni in segno di protesta. Senza contare l’articolo sul ”British Medical Journal” (più un altro che potrebbe essere in arrivo sul “The Lancet”, bibbia scientifica del settore) che ha acceso un faro internazionale sulla vicenda.

IL PASSO INDIETRO

Al punto che ieri hanno preso a circolare pure ipotesi di dimissioni di Schillaci, qualora non fosse stato possibile allontanare i No-Vax dal comitato. Voci che nei corridoi del ministero della Salute qualcuno nelle scorse ore considerava fondate. Poi, invece, la smentita dei collaboratori: «Una bufala».

Del resto non è un mistero che il ministro si sia trovato negli ultimi mesi a dover ingoiare più di un rospo. L’ultima volta solo pochi giorni fa, nel cdm convocato prima della pausa estiva, quando il titolare della Sanità si è visto stoppare lo scudo penale per i medici chiesto a gran voce dalle associazioni dei camici bianchi. Una misura malvista dalla Lega, che la ritiene impopolare. Con Giorgia Meloni che alla fine ha preferito rinviare la discussione a settembre. Qualche settimana prima invece era esploso il caso della mancata firma dell’Italia al patto sanitario globale per le pandemie proposto dall’Oms, e ratificato dalla maggior parte dei Paesi occidentali (esclusi gli Stati Uniti). Decisione che, fosse dipeso solo da Schillaci, sarebbe stata con ogni probabilità di segno opposto.

Intanto il caso delle nomine impallinate dalla comunità scientifica avrebbe fatto montare pure l’irritazione della premier, preoccupata per il possibile contraccolpo di immagine causato dall’apertura a figure del mondo No-Vax sulla credibilità del governo su un tema tanto delicato come la sanità. Tema su cui torna ad affondare il Pd: «Il governo faccia un passo indietro repentino e revochi queste nomine», attacca Ylenia Zambito, capogruppo dem nella commissione d’inchiesta sul Covid. «La salute pubblica non è terreno di sperimentazioni politiche o ideologiche: va difesa con rigore, competenza e rispetto delle evidenze scientifiche».


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