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Mire di Deutsche Börse su Piazza Affari, a rischio la centralità del mercato nazionale


«Le ipotesi di accordo fra Euronext, a guida francese, e Deutsche Börse come ipotizzato dal cancellier Merz, vanno seguite con grande attenzione. Tajani e Forza Italia già nel recente passato hanno provato a difendere la centralità di Piazza Affari come piazza finanziaria nell’interesse dell’economia milanese e nazionale, ma purtroppo l’Italia non ha saputo far valere a pieno il suo peso azionario in Euronext (pari peraltro a quello francese)». Il messaggio affidato ad una nota di Maurizio Casasco, responsabile nazionale dipartimento Economia di Forza Italia, è forte e chiaro. Giù le mani da Piazza Affari, se non a condizioni precise, è la sintesi. Perché Milano non può perdere centralità rispetto a Parigi e Francoforte. Non ora. Se non con garanzie precise. È infatti la seconda parte del comunicato a mettere bene in chiaro che questa volta il dossier va maneggiato con un po’ più cura, dopo l’esperienza del passaggio ad Euronext nel 2020 preceduto dal capitolo sotto il London Stock Exchange del 2007. «Occorre ora», prosegue il deputato, «essere attivi e partecipi di ogni negoziato e scelta, sin da subito, per evitare che ancora una volta siano Parigi e Francoforte i soli poli finanziari (oltre che di vigilanza) a discapito della Borsa di Milano». Il riferimento è all’apertura del cancelliere tedesco Friedrich Merz che ha ufficialmente appoggiato davanti al Bundestag la creazione di una Borsa europea unica (su modello Usa, quindi non un consorzio di Borse), un’importante inversione di rotta per la più grande economia Ue finora nettamente contraria a cedere parte dei poteri di vigilanza a livello europeo all’ESMA.

LE GARANZIE
Il punto è che il peso di Piazza Affari va difeso con i denti ben conoscendo le facili tentazioni dei tedeschi e dei francesi. Partiamo dai numeri. Deutsche Börse capitalizza sul mercato poco più di 42 miliardi di euro, mentre Euronext, di cui fa parte Piazza Affari, non arriva a 13 miliardi di valore. Va da sè che ogni progetto di Borsa paneuropea che parta dai tedeschi porti con sè il sospetto che Francoforte voglia finire per fare la prima donna mettendo le mani su asset preziosi. Uno degli asset preziosi in questione è sicuramente Mts, il mercato telematico all’ingrosso dei titoli si Stato dove gli operatori istituzionali scambiano grandi volumi di titoli di Stato, come Bot e Btp. Un asset con il quartier generale a Roma come tutte le attività di “clearing” di compensazione e garanzia, su cui si trattano ormai emissioni che rappresentano oltre il 90% dei titoli del debito pubblico di 20 Paesi. Senza contare che per un Paese che ha oltre 3mila miliardi di debito pubblico, avere un mercato funzionale, e sotto pieno controllo, è di vitale importanza. A sottolineare il ruolo centrale delle infrastrutture tutte italiane di Piazza Affari anche al servizio del debito pubblico è stato proprio nelle ultime ore Ciro Pietroluongo, direttore generale di Mts di Borsa italiana commentando l’ennesimo successo del Btp Valore tra i risparmiatori. «La stabilità dell’infrastruttura di mercato», quindi Mts e Mot, «è un elemento forte di sostegno alla politica del debito, perché dà stabilità, certezza e trasparenza nelle negoziazioni che sono elementi fondamentali e diventano sempre più importanti soprattutto in un clima di forte instabilità geopolitica».


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