24.05.2025
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«Mio padre Cristiano soffrì per il suo cognome. Il mio fratellastro ha la sindrome di Asperger, c’è ancora molta ignoranza in materia»


Non basta il cognome per cantare. E Alice De Andrè non canta. Eppure ci hanno provato. «In passato è capitato che ai provini mi chiedessero “perché non canti?” riferendosi alle mie origini», racconta l’attrice di teatro a Il Giornale.

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Le difficoltà del padre

Non canta e c’è un motivo preciso. «Sono orgogliosa del mio cognome e della mia storia ma ho visto le difficoltà che ha incontrato mio papà, criticato e fermato da una mentalità che vede nel “figlio di” soltanto un impedimento. E dire che lui ha una conoscenza musicale che supera quella di mio nonno, come lui stesso confermava…». Un nonno che non ha mai conosciuto essendo nata cinque mesi dopo la sua morte. Un nonno che le ha dato un’unica carezza, ricorda, sulla pancia della sua mamma. Poi però ammette: «Se canto, canto sotto la doccia e basta».

Lo spettacolo a teatro

Intanto Alice De Andrè scrive e dirige «Take me aut, l’eroe che è in me», lo spettacolo in collaborazione con Fondazione un futuro per l’Asperger Onlus, in scena il 19 ottobre, al Teatro Gerolamo di Milano.

Lo spettacolo sviluppato durante un laboratorio teatrale della Scuola Futuro Lavoro vede protagonisti dei ragazzi affetti dalla Sindrome di Asperger, che è una forma di autismo che crea difficoltà di relazione. «La maggior parte di loro associava la figura dell’eroe esclusivamente a un essere con superpoteri straordinari. Ma alla domanda “E tu? Tu quando ti sei sentito un eroe?” sono rimasti tutti sbigottiti, come se fosse impossibile per loro essere eroi senza un’armatura speciale, una maschera o un mantello, o semplicemente essere eroi date le loro peculiarità. Così ho sentito la necessità di proporre uno spunto diverso rispetto a un più autentico significato di eroe: forse ciò che rende davvero eroici i loro personaggi sono le azioni semplici che prescindono dall’uso dei superpoteri e che, anzi, derivano dal loro essere squisitamente umani». 

Il fratellastro

Un problema che Alice conosce bene da vicino: «Ne soffre il figlio del compagno di mia mamma, che è come mio fratello. Ricordo la scenata al ristorante di una signora che si era sentita offesa dal suo atteggiamento. C’è molta ignoranza in materia ed è giusto parlarne».

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