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«Mi vuoi risposare? Ti avevo detto che se avessi superato l’emorragia avrei fatto una pazzia»


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Stefano Tacconi vuole risposare sua moglie Laura Speranza. Vuole farlo dopo essere nel 2022 stato tra la vita e la morte per colpa di un aneurisma celebrale. Una proposta che l’ex numero uno della Juventus e della nostra Nazionale fa attraverso le pagine di DiPiù. Lo fa con una lettera:

«Cara Laura, te lo avevo promesso. Ti avevo detto che se mi fossi salvato, se dopo l’emorragia cerebrale che mi ha colpito avessi trovato la forza di tornare a vivere, per te avrei fatto una pazzia». Una pazzia «malgrado io non sia più lo sportivo di cui ti sei innamorata, malgrado tutto, te la senti di scommettere nuovamente su di noi e sul nostro futuro?». 

Stefano Tacconi vuole risposare la moglie: la lettera

A DiPiù Stefano si augura di poter vivere il resto della sua vita al fianco di Laura.

Una vita serena, come si meritano entrambi. «Tu, Laura, sei stata al mio fianco nel momento più brutto della mia vita. Meriti il meglio e ho capito che in certe situazioni sei addirittura più forte di me. E pensare che prima di finire in ospedale pensavo di essere immortale». E invece no. «Dopo il coma, quando ho aperto gli occhi tu eri lì, ed eri bellissima. Lo dico sempre: ho pensato fossi un angelo del cielo, mi sono reso conto solo dopo che ero sulla terra. Ed ero ancora vivo. Grazie a te ho improvvisamente capito di essere, come tutti, fragile…».

Per questo Stefano vuole tenersi stretto tutto quello che ha, quello che ha costruito nella sua vita. «Voglio stare al tuo fianco quanto più tempo possibile. Voglio conoscere i nipoti che avremo. Stringerli tra le braccia. Portarli al parco e magari scoprire, tra di loro, un futuro asso del calcio. E voglio brindare con te il giorno in cui, presto, rinnoveremo i voti. E vorrei che fossi tu a scegliere il giorno e il luogo…».

Stefano Tacconi nella lettera scritta al settimanle diretto da Osvaldo Orlandini ricorda tutto, anche il primo giorno che ha incontrato la sua Laura. «Ci siamo conosciuti, nel 1991. Tu avevi da poco partecipato a Miss Italia e facevi la modella. Io con la Juventus ero venuto a Vipiteno, in ritiro vicino a casa tua, all’hotel Aquila nera». Una sera poi assieme a un paio di sue amiche e al fratello del campione del mondo di ciclismo Maurizio Fondriest, venne a mangiare al ristorante dell’albergo in cui alloggiava la squadra bianconera. Quella sera si conobbero, parlarono e si diedero appuntamento con altre persone per una gita al lago di Tovel, lì vicino.

«Non vedevo l’ora che arrivasse quella domenica perché avevo voglia di vederti, di conoscerti. Quando arrivasti, il cuore iniziò a battermi forte. Mi stavo innamorando. Prendemmo una barchetta e chiacchierammo molto. Ti dissi tutto di me, fu come se ti conoscessi da sempre. E da quel giorno decisi che non ci saremmo più lasciati…».

«Il primo dicembre di quello stesso anno andammo a vivere insieme a Torino. (…) Mandai l’autista della Juventus a prenderti a casa tua, in Trentino, con una macchina piena di fiori, con un anello appunto di fidanzamento e con un telefonino che all’epoca non aveva nessuno. Fu un modo per dirti che, per te, io ci sarei sempre stato. Oggi, scherzando, mi viene da dire che “non ti avrei più lasciato in pace”. Fu una passione travolgente, inaspettata e unica la nostra».

La lettera di Stefano si chiude con la proposta di matrimonio: «Laura, io ti amo e amo la nostra tribù: per questo motivo ti chiedo di rinnovare, davanti a loro, la promessa di amarci per sempre. Te la senti?».

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