Un giallo ucraino circonda il vertice del centrodestra. Due note, un mistero: il governo è contrario o no all’offensiva ucraina in Russia? No, a giudicare dalla nota congiunta che chiude la riunione di Giorgia Meloni, Matteo Salvini, Antonio Tajani e Maurizio Lupi a Palazzo Chigi, che giurano unità sulla «posizione del governo italiano relativamente all’Ucraina». Ma è di tutt’altro tenore la nota diffusa dalla Lega a pochi minuti dal vertice.
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Che si chiude così: «Siamo contrari a ogni ipotesi di interventi militari fuori dai confini ucraini». A diffonderla lo staff leghista, che poi cancella pochi minuti dopo. Ma intanto il caso scoppia. A stretto giro arriva la smentita: «Nessun caso, solo un errore». Dietro le quinte però si muove altro. Meloni è irritata — eufemismo — dall’uscita fuori dal coro. Perché la linea a Palazzo Chigi è opposta. Fin dall’inizio la premier ha sostenuto, senza esporsi in pubblico, l’offensiva ucraina nella regione russa nel Kursk.
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E quando il ministro della Difesa Guido Crosetto a inizio agosto ha confessato dubbi sull’operazione offensiva di Zelensky, il telefono ha squillato a stretto giro: la premier gli ha fatto sapere senza troppi giri che la linea ufficiale è un’altra. Per evitare di dare l’idea di una maggioranza spaccata, la presidente del Consiglio ha evitato di esporsi nelle scorse settimane. Per questo la nota fatta uscire da fonti leghiste è una nota stonatissima alle orecchie della premier. Così come del ministro degli Esteri Tajani. La marcia indietro è improvvisa. Ma a Palazzo Chigi montano subito i sospetti. E cresce la sensazione che lo smarcamento leghista sia voluto: Salvini, spiegano da FdI, ha tenuto a precisare che la Lega è contraria all’operazione militare di Kiev oltre il confine russo. Ed è contrarissima all’invio di armi italiane da usare oltre la frontiera: su questo ieri anche Tajani si è esposto prendendo le distanze da Josep Borrell, l’alto rappresentante UE che ha chiesto agli Stati membri di togliere ogni restrizione all’uso di equipaggiamento militare in Russia. La linea comune al governo è di evitare ogni escalation. Meloni però non ammetta dubbi sul sostegno a Kiev. E non si riconosce affatto nella nota uscita di colpo, poi cancellata, dalle chat del Carroccio.
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