05.06.2025
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Politics

Meloni, insulti social alla figlia. La premier: «Basta clima d’odio»


ROMA Non è la prima volta, purtroppo non sarà l’ultima. La figlia di Giorgia Meloni finisce nuovamente nel mirino degli haters, gli odiatori da tastiera. A colpire, riversando livore nell’etere, stavolta è un utente che su Instagram afferma di lavorare «presso il Mim», il ministero dell’Istruzione e del Merito, e in un post chock augura alla piccola Ginevra, 9 anni il prossimo settembre, «la sorte della ragazza di Afragola Martina Carbonaro», uccisa dall’ex fidanzato con un masso, il corpo occultato in un armadio coperto di detriti in un casolare abbandonato. Una storia che in questi giorni ha sconvolto l’Italia e colpito profondamente la presidente del Consiglio. Impegnata in una missione in Asia Centrale, la premier ha “spedito” ad Afragola il sottosegretario Alfredo Mantovano, un segno di vicinanza a una famiglia sfigurata dal dolore. Quando viene raggiunta dalla notizia del post d’odio contro la figlia, la premier fatica a credere si sia arrivati a tanto. Si infuria, dà in escandescenze, ma è attraversata anche dalla paura.

LA REAZIONE DI FDI

A rendere note «parole così terribili nei confronti di una bambina» è Fdi, che su X riporta il post, a stretto giro sparito dalla Rete. «Dovrebbe fare riflettere sul clima di odio che si continua ad alimentare contro Giorgia Meloni e il suo Governo. Tutto questo, oltreché spaventoso, è inaccettabile», scrivono i Fratelli d’Italia. In via della Scrofa, intanto, rimbalza l’indiscrezione che l’autore del testo sarebbe un docente campano, e il post con cui il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara minaccia sanzioni contro chi «non è degno di insegnare» sembrerebbe confermarlo. Ma l’odio social non si ferma. Al responsabile del Viminale viene riservato lo stesso trattamento della premier: sotto il post in cui Matteo Piantedosi stigmatizzava l’attacco alla piccola Ginevra compare un commento in cui si augura la medesima sorte alle due figlie del ministro. Dopo qualche ora la premier rompe il silenzio. «Questo non è scontro politico — le sue parole — Non è nemmeno rabbia. È qualcosa di più oscuro, che racconta un clima malato, un odio ideologico, in cui tutto sembra lecito, anche augurare la morte a un figlio per colpire un genitore. Ed è contro questo clima violento che la politica, tutta, dovrebbe sapersi unire. Perché esistono confini che non devono essere superati mai. E difenderli è una responsabilità che va oltre ogni appartenenza».

Intanto per l’intera giornata si rincorrono reazioni. A partire dai presidenti di Senato e Camera, Ignazio La Russa e Lorenzo Fontana, e dai due vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini che bollano come «ignobile» il post, parole «schifose» che fanno «orrore». I ministri si stringono alla premier condannando le «vergognose», «ripugnanti»minacce.

«Quanto ancora dobbiamo sopportare? Fin dove dobbiamo arrivare? — tuona la responsabile della segreteria di Fdi e sorella della premier, Arianna Meloni — Rispetto a questa ignobile barbarie, tutto lo sdegno possibile! La condanna sia unanime e forte», l’appello che rivolge e che viene raccolto dall’opposizione. Senza indugio.

CONDANNA DELLE OPPOSIZIONI

«Orrende e inaccettabili le minacce sui social ai figli di Meloni e Piantedosi, cui va la nostra solidarietà per le intimidazioni ricevute. Il confronto politico e la critica non devono mai, in un paese democratico e civile, trascendere in odio e minaccia, in intimidazione personale o familiare» le parole di Elly Schlein, a cui fanno eco altri dem, le capogruppo di Iv Maria Elena Boschi e Raffaella Paita, Carlo Calenda di Azione. Giuseppe Conte ricorda di esserci passato: «Un imbarbarimento che non auguro a nessuno. Piena solidarietà a Meloni e a Piantedosi». La vicinanza alla presidente del Consiglio e alla piccola Ginevra sui social «non dovrebbe nemmeno essere una notizia in un paese normale- osserva Pier Ferdinando Casini — Ma poiché a volte la politica sconfina nella inciviltà, io voglio esprimerle la mia più affettuosa vicinanza».

Ma è un copione, purtroppo, già visto. Già nel novembre 2022, ad appena un mese dall’insediamento a Palazzo Chigi, la premier aveva dovuto fare i conti con l’odio social anche ai danni della figlia. La prima trasferta che le aveva viste insieme, a Bali per il G20, era stato condito da qualche polemica giornalistica a cui erano seguiti insulti e attacchi web. Stessa storia nell’agosto 2024. La missione in Cina e le immagini che le ritraevano scendere una di fianco all’altra la scaletta dell’aereo presidenziale erano state accompagnate da un «kill Gioggia e Ginevretta», su cui aveva indagato la polizia postale. Intanto dallo staff della premier confermano che non saranno adottate misure di sicurezza aggiuntive: «sono già al massimo livello, gestite dall’Aisi», i servizi di sicurezza interna.

Ileana Sciarra

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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