11.05.2025
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Politics

Meloni-Erdogan, sponda su migranti e difesa. «Scambi per 40 miliardi»


ROMA Alzare l’asticella dell’interscambio, portandola a 40 miliardi di dollari. Con un balzo in avanti di 10 miliardi in tempi che si stimano rapidi, se non fulminei. E’ l’obiettivo che si è dato il vertice Italia-Turchia, appuntamento che ha portato ieri a Roma il presidente turco Recep Tayyip Erdogan per rinsaldare l’asse con Roma e con la premier Giorgia Meloni, di cui il Raìs elogia «l’approccio coraggioso e determinato». Nove le intese siglate a villa Doria Pamphili — blindatissima per l’occasione, con tanto di elicotteri in volo a vigilare — più una dichiarazione congiunta dei due leader. E mentre Erdogan e Meloni fanno il punto su business e agenda internazionale, all’hotel Parco dei Principi 500 aziende lavorano per chiudere affari e tagliare il traguardo dei 40 miliardi il «prima possibile», come auspicato dal presidente turco che vede la linea d’arrivo alla portata. Complice il fatto che la precedente meta — 30 miliardi di dollari — è stata raggiunta «con 5 anni d’anticipo». «L’Italia è il primo partner commerciale della Turchia nell’area del Mediterraneo, il secondo in Europa» ricorda la premier snocciolando i numeri: «l’interscambio è cresciuto negli ultimi anni in modo considerevole, passando da 26 miliardi nel 2023 al record di oltre 32 miliardi di dollari nel 2024». A trainarlo l’export italiano, che solo «nell’ultimo anno ha registrato un aumento di oltre il 28%». E Meloni attribuisce più di un merito al suo governo. «Il nostro lavoro — rivendica — ha consentito all’Italia di tornare efficace nella capacità di attrarre investimenti: una nazione solida economicamente e stabile politicamente, e questo fa la differenza». Ma si mira a fare più e meglio.

Meloni: «Soddisfatta di accordi raggiunti tra Italia e Turchia». Il vertice con Erdogan a Villa Pamphili

PORTE SPALANCATE

«Così come le aziende turche vedono l’Italia come una porta d’accesso al mercato europeo — dice Erdogan — noi vorremmo che le aziende italiane potessero considerare la Turchia anche come porta d’accesso all’Asia, al Medio Oriente e all’Africa». Tanto più, aggiunge, che per l’Italia «le porte saranno sempre spalancate». E mentre il pianeta fa i conti con la mannaia dei dazi calata da Trump, Erdogan punta su « la necessità di aggiornare la nostra unione doganale con l’Ue», confidando nel sostegno italiano per «un approccio win-win».

PEDINA FONDAMENTALE

Come con The Donald, anche con Ankara la diplomazia di Meloni — descritta dal tedesco Bild come «leader segreta d’Europa» — muove da rapporti personali, tela da tessere con cura per incassare risultati economici e geopolitici. E la Turchia è diventata una pedina fondamentale nel complesso scacchiere internazionale. Basta unire i puntini per rendersene conto: difesa, sicurezza, migranti, Libia, Siria, guerra in Ucraina e crisi in Medio Oriente. Tutti dossier in cui Erdogan può fare la differenza. Sull’aggressione a Kiev, il “sultano” muove da sempre su più tavoli da gioco, in un eterno equilibrio che gli ha consentito di tenere aperti i canali di comunicazione sia con Putin che con Zelensky. E incassare risultati, come per l’accordo sul grano di cui la stessa Meloni gli ha reso merito.

OGNI SFORZO PER SICUREZZA MAR NERO

Ieri Erdogan è tornato a ribadire il sostegno di Ankara «all’integrità territoriale e alla sovranità dell’Ucraina», garantendo «ogni sforzo possibile per una soluzione per la sicurezza nel Mar Nero». Al suo fianco Meloni annuiva con convinzione, confidando che la “pax vaticana” compiuta nel giorno delle esequie di Bergoglio possa ora rappresentare «un punto di svolta». Di certo non lo è la tregua annunciata da Putin per soli tre giorni: «una nuova dichiarazione unilaterale», la bolla la premier, che è «tutt’altra cosa rispetto a ciò che sarebbe necessario». Ovvero un reale cessate il fuoco, con garanzie di sicurezza su cui la Turchia — per numeri secondo esercito della Nato — potrebbe giocare un ruolo decisivo. Come quello che già riveste sul fianco sud dell’Alleanza e che la rende un alleato cruciale, seppur spinoso, per Bruxelles. Nella dichiarazione congiunta firmata ieri dai due leader, si punta non a caso anche a «rafforzare il partenariato strategico tra Nato e Ue» coinvolgendo «quanto più possibile» gli «Alleati non appartenenti all’Ue negli sforzi di difesa dell’Unione».

MIGRANTI

Altro tassello decisivo nel puzzle che compone l’asse Italia-Turchia è il dossier migranti, con partenze «sostanzialmente azzerate» di irregolari dalle coste turche. Un risultato caro a Meloni e su cui si è sedimentato nel tempo il rapporto con Ankara. Erdogan ha invitato la premier e il Presidente Mattarella, incontrato nel pomeriggio, in Turchia. Per portare avanti un gioco di squadra che vedrà, tra l’altro, Roma e Ankara organizzare in tandem gli Europei di calcio del 2032. «Una grande sfida», per la premier, che saluta l’ennesimo fischio di inizio da dare con il presidente turco.

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