Leale al Presidente della Repubblica, con cui «non esiste alcuno scontro istituzionale», ma convinta di una mossa che non considera affatto maldestra. Tutt’altro. Semmai è stato il Consigliore di Mattarella Francesco Saverio Garofani improvvido nel pronunciare, in un contesto privato, frasi che sottendono la volontà, o meglio l’auspicio, di disarcionare Giorgia Meloni dalla guida del Paese.
E’ con questa convinzione che la premier questa mattina ha alzato la cornetta chiedendo un incontro al Capo dello Stato, obiettivo superare l’incidente nato da un articolo sulla Verità di Maurizio Belpietro.
Meloni vuole sì chiarire, ribadire la piena fiducia nel Presidente, ma senza compiere passi indietro rispetto alla linea del suo partito. Che è stata, sin dal principio, la sua.
Meloni al Colle da Mattarella, ma non indietreggia
Il capogruppo di Fdi Galeazzo Bignami, che ieri ha incassato la ruvida e durissima reprimenda del Colle reo di aver chiesto una secca smentita, non era solo. Dietro di lui, l’intero partito di via della Scrofa, che pur mettendo in chiaro, sin dal principio, di non nutrire dubbi sulla «lealtà» di Mattarella, ha continuato a chiedere forte e chiaro la smentita di Garofani, mai arrivata. E checché dalle file di Fdi continuassero a negare lo scontro istituzionale, l’incidente ieri era sotto gli occhi di tutti, le distanze con il Colle granitiche. E così questa mattina Meloni ha sentito l’urgenza di mettere la parola fine al caso. E ribadire che la fiducia nel Presidente «non è mai venuta meno fin dall’insediamento di questo Governo» e «nessuno ha mai dubitato» al riguardo, come si legge nell’off diffuso da Palazzo Chigi a stretto giro dal faccia a faccia durato 20 minuti. E in cui Meloni riporta le sue rimostranza per Garofani, un passato da parlamentare nelle file della Margherita e, anche per questo, visto con fumo negli occhi dai meloniani. Anche nella nota diramata dal suo staff, la presidente del Consiglio a ben guardare non indietreggia, anzi.
La posizione della premier
Esprime «rammarico per le parole istituzionalmente e politicamente inopportune pronunciate in un contesto pubblico» da Garofani. E la richiesta di smentita formulata dall’onorevole Bignami oltre a «non essere un attacco al Quirinale», voleva tutelare, ha sostenuto la premier con il Capo dello Stato, anche il Colle, circoscrivendo la vicenda a un singolo e non all’istituzione. «Si riteneva che fosse il diretto interessato, ovvero il Consigliere Garofani, a dover chiarire, per chiudere immediatamente la questione». Mentre la conferma, sulle pagine del Corriere della Sera, di quegli assunti da parte del Consigliere considerato uno degli uomini più vicini al Capo dello Stato ha indotto Meloni a imboccare la strada per il Quirinale e a parlarne con Mattarella in persona, senza intermediari di mezzo e giri di parole. Con franchezza.
Siamo leali esigiamo lealtà, il messaggio che la premier consegna. Lasciandosi l’incidente alle spalle per guardare al futuro. O quanto meno è quel che vuol far trapelare Palazzo Chigi, spiegando che, con Mattarella, il faccia a faccia è stato anche occasioni per affrontare alcuni dossier internazionali, a partire dal G20 di Johannesburg dove la premier approderà venerdì. Come dire: un anno e mezzo è lungo, passiamo avanti.
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