Altro che Grand Palais, Chanel scende in strada. E anche più giù, precisamente nella metropolitana di New York, fermata Bowery. È lì, che da un treno approntato per l’occasione, escono le ottanta modelle del defilé Chanel Métiers d’Art, il primo di Matthieu Blazy che nella maison fondata da mademoiselle Coco ha esordito qualche mese fa con la Spring Summer 2026.
Il mood
Sono modelle ma sono cittadine del mondo, di tutte le età, di ogni ceto sociale (d’altra parte, come Blazy ha dichiarato a Vogue, proprio per quello era interessato alla metropolitana della Grande Mela). C’è la studentessa in jeans, che però non sono in denim ma in seta realizzata da Lesage, uno degli atelier del polo 19M di Chanel. C’è la ragazza in abito rosso di paillettes che sta andando o forse tornando da una serata, ci sono anche la «giornalista degli anni Settanta» con la ricrescita in vista sulla chioma scura e la donna d’affari degli anni Ottanta pronta a conquistare il mondo. Ci sono i classici completi Chanel che si tingono di mille colori, gonne che sbocciano come petali dalle fantasie animalier, qualche turbante e copricapi dal mood esotico, c’è una rivisitazione del flapper degli anni Venti. Per la quota Camp spuntano anche la classica t-shirt I love New York e un ricamo che richiama la S di Superman sotto una camicia. Innumerevoli silhouette, tessuti, estetiche che si fondono: nella metro di New York si riuniscono tutte le donne della città in un caos nemmeno troppo controllato.
I love New York
Le premesse erano chiare con il corto con protagonisti Margaret Qualley e Asap Rocky che si rincorrono per la città e anche con l’immagine di Coco Chanel che vaga in mezzo ai grattacieli accompagnata dal suo cane.
Il richiamo all’esperienza newyorchese di mademoiselle Coco, che emigrò per qualche anno nel 1931, è chiaro, come era chiaro con i riferimenti della SS26 alle sue perle e alle camicie che, vuole la leggenda, rubava agli amanti. Tutto studiato per creare hype intorno all’appuntamento della maison che celebra l’artigianalità: tutto rivolto a riportare Chanel nella quotidianità, operazione nella quale Blazy è maestro e che aveva già portato a termine con successo da Bottega Veneta. C’è anche un cenno a Karl Lagerfeld, che nel 2006 ambientò una sfilata nella Grand Central Station, e così i riferimenti alla storia della maison sono completi. Per quanto riguarda invece i tratti distintivi di Blazy la colonna sonora non delude: dalla voce di Catherine Deneuve per il profumo Chanel n.5 a Thorn di Natalie Imbruglia e la sigla di Happy Days per un colpo al cerchio e uno alla botte della nostalgia Millennial.
Per il resto c’è una collezione indossabile, divertente, al passo con i tempi, dove forse manca un oggetto del desiderio che spicchi tra gli altri.
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