17.05.2025
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Politics

Mattarella vola in Cina, no ai blocchi contrapposti. E Xi: «Oggi una ripartenza»


«Un nuovo punto di partenza». Oltre le incomprensioni nate con la via della Seta. Oltre le nubi di nuove guerre commerciali che paiono addensarsi all’orizzonte. Oltre «anacronistici ritorni a un mondo di blocchi contrapposti». Questa volta sta a Sergio Mattarella rinsaldare i rapporti tra «due grandi e antiche civiltà» come Italia e Cina. E lo fa direttamente da Pechino dove, a poco più di tre mesi dalla visita di Giorgia Meloni, è stato ricevuto ieri da Xi Jinping con un’accoglienza che è calorosa oltre le aspettative. Non tanto per gli onori militari, per le visite alla città d’Estate e alla mostra su Marco Polo per il 700esimo anno dalla sua morte, o anche per il centinaio di coordinatissimi bambini che sventolano all’unisono il Tricolore e la bandiera rossa a cinque stelle a cui Mattarella ha risposto scandendo «xièxiè» (molte grazie, in mandarino).

A fare la differenza sono le parole di Xi che definisce il Capo dello Stato «un vecchio amico del popolo cinese ed un mio buon amico», rivelando come in questi anni il filo rosso tra il Colle e la città proibita è rimasto ben disteso grazie a tante telefonate e diverse lettere, utili a mantenere «una stretta cooperazione» bilaterale anche nei momenti difficili.

LA SINTONIA
Una sintonia che durante i 50 minuti di colloquio alla Casa del Popolo si è tradotta in una decina di intese su arte, letteratura, turismo e università (entrambi parleranno di «diplomazia culturale»), ma soprattutto in una reciproca mano tesa sul fronte commerciale.

Oggi a preoccupare una Cina che il Presidente definisce «protagonista» sono infatti i dazi. Quelli imposti dalla Ue sulle auto elettriche cinesi e quelli che potrebbe imporre a breve Donald Trump. In ambo i casi la risposta italiana è la stessa: «Occorre sempre preservare un’interlocuzione costruttiva, per quanto lontani o diversi siano gli altri, senza alzare ingiustificati steccati». «È il senso del multilateralismo — ha proseguito Mattarella che continuerà il viaggio tra Hangzhou e Guangzhou assieme alla figlia Laura e alla delegazione — fondato su regole certe, condivise e per tutti vincolanti. Occorrono buona fede e buona volontà, e la convinta adesione a norme fondamentali di convivenza». Per Xi Roma può fasi mediatore con Bruxelles, arrivando anche a riconoscere — forse per la prima volta — come il protezionismo sia un danno per tutti.

Un’idea sposata anche dal ministro degli Esteri Antonio Tajani che, da Pechino dove è volato assieme al Presidente, ha rimarcato la necessità di aprire una trattativa dopo che la Cina ha presentato un ricorso all’Organizzazione mondiale del commercio (Wto) contro le misure europee. «È giusto il segnale della Commissione Ue, ma adesso trattiamo» ha detto, tenendo il punto sulla possibilità di risolvere i contrasti «con la diplomazia» che «non significa arrendevolezza», considerato che «i prezzi troppo bassi di auto prodotte all’estero rischiano di non rendere competitivo il prodotto europeo e italiano».

I DOSSIER
L’obiettivo comune è dunque arrivare ad un tavolo che imponga la cooperazione anche sullo spazio («In modo che continui a rimanere luogo di collaborazione tra le nazioni e non luogo di scontro» ha detto Mattarella) e sulla cyber sicurezza. Non sono invece stati affrontati direttamente, spiegano fonti di rilievo, né il capitolo Ucraina né il dossier americano. Su entrambi Xi predica attendismo, ma è al nuovo corso della Casa Bianca che guarda con interesse. «Cina e Usa vadano d’accordo nella nuova era» ha scandito il presidente cinese all’indomani delle elezioni a stelle e strisce.

Una nuova era che però rischia di somigliare pericolosamente a quella precedente. L’ultima volta che Mattarella aveva coperto la stessa rotta di Marco Polo era infatti il febbraio del 2017. Donald Trump e le sue minacce al vetriolo contro l’economia cinese avevano appena fatto il proprio esordio nello Studio Ovale. Da Pechino il Capo dello Stato, parlando alla tv pubblica cinese, scandì tranquillo un monito poi rimasto inascoltato: «Noi speriamo fortemente che non vi siamo guerre commerciali». Chissà come si scrive déjà vu in cinese.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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