Prima della pausa estiva dei lavori parlamentari un emendamento al decreto Economia approvato in Senato aveva messo a disposizione ulteriori 30 milioni di euro per rifinanziare il fondo di Garanzia per la prima casa. Trascorsi appena due mesi e mezzo il governo ha stanziato altri 75,6 milioni per alimentare il veicolo, pensato per dare un aiuto ai giovani fino a 36 anni e alle famiglie numerose, mettendole nelle condizioni di accedere a un mutuo e acquistare un’abitazione.
Le risorse fresche sono state previste nel decreto Anticipi approvato martedì in Consiglio dei ministri assieme al documento programmatico di bilancio, lo schema della manovra per l’esame della Commissione europea. Il sostegno per dare garanzie ai giovani che vogliono comprarsi casa fa affidamento su fondi già a disposizione del ministero dell’Economica. Nel frattempo continua la linea aperta con le banche per capire in che forma potranno contribuire alla legge di bilancio e con loro anche le compagnie di assicurazione.
Per la Manovra contributo anche dalle assicurazioni
Di 4,5 miliardi di coperture che il governo conta di ottenere dal mondo finanziario, circa 500 milioni saranno a carico delle assicurazioni. Già un anno fa le compagnie erano state chiamate a contribuire con per complessivi 1,8 miliardi attraverso l’anticipazione dell’imposta di bollo dovuta dai clienti per le polizze vita di ramo III e V. Un anticipo di liquidità, pari a circa 970 milioni nel 2025 (ma le compagnie contano 2,5 miliardi) e i restanti spalmati nel prossimo triennio.
Le modalità di intervento sono ancora in definizione in vista del cdm in programma domani (salvo slittamenti). L’Ania, la confindustria del settore, ha avviato interlocuzioni con l’esecutivo. Sul tavolo ci sono due ipotesi di lavoro. La prima è in qualche modo legata al contributo messo in campo lo scorso anno e guarda a un aumento del prelievo sulle polizze united linked, ossia quelle polizze vita ad alto contenuto finanziario. Da chiarire, tra gli altri dettagli, è se l’aumento riguarderà la tassazione sulle rendite o sui premi. L’altra strategia guarda invece ai premi assicurativi per gli infortuni al conducente, attualmente al 2,5%.
Il provvedimento potrebbe prendere la forma di una interpretazione delle norme vigenti che potrebbe avere anche effetti retroattivi. Sull’aliquota esiste infatti una divergenza di interpretazione con l’Agenzia delle Entrate. L’ente ritiene che le polizze che assicurano il conducente dovrebbero essere assimilate al settore Rc Auto, cui è applicato un prelievo del 12,5%.
GLI ISTITUTI
Le interlocuzioni con compagnie e banche vanno avanti, con contraccolpi a Piazza Affari per i titoli del settore, appesantiti dall’incertezza sulle misure a loro carico: l’indice Ftse bank ha perso alla fine lo 0,40%. E l’assenza di indicazioni precise ha irritato i banchieri che nell’esecutivo di lunedì sera hanno sottolineato di voler mantenere il dialogo seppur tenendo il punto per riconfermare nei termini dello scorso anno il contributo, ossia come anticipazione di liquidità. Ieri in serata sarebbe trapelato che seppur la premier Meloni abbia escluso il ricorso ad extra-profitti, potrebbe spuntare l’ipotesi di introdurre una soluzione volontaria: a piacimento degli istituti, essi potrebbero utilizzare un’aliquota al 26%, anziché al 40%, per sbloccare la riserva non distribuibile appostata nel 2023 (4,9 miliardi) e distribuire risorse agli azionisti. Allo stato potrebbe fruttare 1,2 miliardi dalle banche e 1,6 dai soci dovendo pagare il 26% sulle rendite. Questa eventualità, facoltativa, toglierebbe il carattere di imposizione, ma non è detto che possa essere accettata dalle banche: «la nostra posizione è un contributo nella stessa logica concordata lo scorso anno, il resto sarebbe forzatura».
In manovra potrebbe entrare anche una stretta sulla cosiddetta norma Paperoni. Si tratta della possibilità per i ricchi stranieri che portano la residenza in Italia di pagare un’imposta sostitutiva di 200mila euro. Il governo aveva già alzato la cifra del forfettario in passato, raddoppiandola rispetto ai 100mila euro iniziali. Ora l’ipotesi è di un nuovo incremento. E intanto si registrano le perplessità dell’Anci, l’associazione dei Comuni italiani, sulla possibilità di destinare una quota dell’eventuale gettito aggiuntivo dell’imposta di soggiorno alle coperture delle spese comunali per i minori e l’assistenza agli alunni disabilità. La soluzione, dicono i Comuni, dovrebbe invece passare per il bilancio statale.
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