10.05.2025
12 Street, Rome City, Italy
Politics

«Ma qui non c’è più solo il “Cremlino”»


La Testaccio che accoglie Elly Schlein è cambiata nel corso degli anni. Il quartiere popolare e comunista è diventato negli anni quello più ambito dai giovani professionisti. E oggi convivono le due anime: i quarantenni che si ritrovano in piazza la domenica con le scarpe da barca slacciate e la bici “versione familiare” per tirare qualche calcio al pallone con i figli («ma tua moglie non c’è?», «è in Costa Smeralda per un addio al nubilato»). E i residenti più agée, che per sentire la segretaria dem si presentano con la sedia pieghevole in una mano e il cane al guinzaglio nell’altra. In mezzo, per l’occasione, tanti militanti (da Roma e non solo) con la bandiera sotto braccio, politici di vario peso e semplici simpatizzanti.

Durante il suo comizio Elly parla di Europa e migranti: la piazza applaude. Le mani battono più forte quando vira sulla difesa del presidente Sergio Mattarella dalla riforma del premierato. Ma la standing ovation (figurata, sono già quasi tutti in piedi) arriva quando la segretaria dem scandisce chiaro e tondo che «non ci facciamo dire dalla destra chi possiamo amare». Sarebbe sbagliato dire che il Pd oggi non è più rosso: è che quel colore oggi si mischia con gli altri della bandiera arcobaleno. E Testaccio ha seguito quell’evoluzione in modo naturale, senza scossoni. Ma qualcuno in piazza si chiede di che colore sia oggi la sinistra che schiera insieme i riformisti, i pro-diritti civili e il cattolico-bergogliano Marco Tarquinio, assalito al suo arrivo in piazza dai cronisti in cerca di un titolo e poi dalla folla applauditissimo o ignoratissimo, senza mezzi termini.

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IL COMPLESSO

Ma torniamo a Testaccio. Nell’ex quartiere convivevano – è noto, c’è una letteratura fiorente sul tema – residenti delle case popolari e funzionari del Pci, questi ultimi di stanza al “Cremlino” (inteso come il complesso residenziale della zona). E le biografie degli inquilini storici di quell’edificio testimoniano le strade prese dalla sinistra dopo la caduta del muro di Berlino e le conseguenze che questo fatto ebbe alle nostre latitudini.

Lì ad esempio crebbe e vive tutt’ora Giuliano Ferrara, che col suo passato rosso ha rotto eccome e pure da parecchio tempo. Ancora lì abita Enrico Letta, che del Pd a trazione centrista è stato segretario. In zona rimase fino all’ultimo anche Emanuele Macaluso, storico dirigente comunista che nel corso degli anni ha fatto i conti con il suo passato ma senza arrivare mai a rinnegarlo.

Oggi a Testaccio vive la stessa Schlein. Che se non fosse la segretaria del principale partito di opposizione, si mischierebbe senza problemi tra i professionisti alla moda, che di giorno tengono in vita quel che rimane delle botteghe della zona. Mentre la sera popolano le pizzerie vicine: a quelle tradizionali se ne sono aggiunte di tutti i gusti, gourmet e non. Mentre ora il quartiere si spacca sul nuovo McDonald’s. La sede del Pd però sopravvive ancora: solo che i militanti ora si dividono tra quella e il vicino centro arcobaleno per i diritti civili, distante poche centinaia di metri e assaltato da qualche ragazzino qualche mese fa.

L’ALTRA PIAZZA

Abbiamo detto degli abitanti che accolgono la segretaria dem. Ma nel giorno del comizio, il quartiere delle due piazze vede alcuni inquilini traslocare da quella più bella all’altra, la vicina Santa Maria Liberatrice, in cerca di un posto dove sedersi o far giocare i bambini. Meno chic ma dotata di parco giochi, panchine e pure una chiesa. È l’altra Testaccio: quella polemica con il nuovo corso politico? Diciamo disillusa. «Io sono figlio di operaio diventato pescivendolo, sempre guardato a sinistra. Avevo il mercato lì (indica un punto sull’altra piazza), ma oggi non voto nulla», parte in quinta uno degli anziani “sfrattati” temporaneamente. Ma quel volantino del Pd? «Me l’hanno dato, mi sembrava scortese rifiutarlo. Comunque lo leggerò. Magari cambio idea». Nonostante il corso della storia, il filo non si è forse interrotto.

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