Altro scontro in maggioranza sulla Rai. L’aumento dei «limiti di affollamento del tetto pubblicitario così da abbassare il canone» è infatti il cuore di una proposta annunciata dalla Lega. L’idea di incrementare di un punto percentuale la pubblicità della Tv di Stato garantendo «una raccolta di quasi 600 milioni» e dando all’azienda «la possibilità di una maggiore autonomia sul mercato» — come argomenta il deputato del partito di via Bellerio Stefano Candiani — ha fatto però insorgere Forza Italia. Se Salvini vuole avanti questa battaglia «è libero di farlo ma noi non siamo d’accordo, non è concordato. Si tratta di un tema già affrontato durante la scorsa sessione di bilancio sul quale non si è trovata l’intesa». La querelle per di più arriva nel giorno in cui viene comminata dalla Rai una sanzione di sei giorni alla conduttrice Serena Bortone a seguito del procedimento disciplinare aperto per il caso Scurati e alla vigilia delle nomine previste per l’azienda di viale Mazzini.
LA MAGGIORANZA
Anche FdI non nasconde le proprie perplessità sull’idea leghista. La tesi è che «alzano il tiro» per cercare margini di manovra sul prossimo dg e Cda. «Si tratta di un’azione di disturbo», taglia corto un big del partito di Giorgia Meloni.
Ma la reazione più forte arriva dagli azzurri: «Come pensano di sostituire il gettito del canone? È solo demagogia», tagliano corto i forzisti, «la Rai è diversa dal privato, fare concorrenza significa perdere, perché il privato è più forte su questo meccanismo, ha costi minori, sarebbe una gara impari». La premessa è che FI non intende ergersi a difesa di Mediaset, «non è necessario. Inoltre bisogna considerare che il canone Rai è il più basso d’Europa». «La proposta di ridurre il canone Rai, fino a eliminare completamente quella che per gli italiani resta la tassa più odiata» è «una prospettiva di puro buonsenso. Sorprende quindi che, all’interno della maggioranza, vi sia chi è contrario, siamo certi che i cittadini la pensino diversamente», la risposta dei leghisti.
Ma dietro le quinte nella Lega c’è chi non nasconde che si tratta pure di tatticismo. Nel mirino del partito di via Bellerio c’è Fratelli d’Italia «che vuole tutto». E poi anche l’azienda berlusconiana che — rimarca un deputato di peso della Lega — «ci sta oscurando, dalla morte di Berlusconi ha cambiato totalmente linea». Per di più a diversi leghisti non sono andate giù le ultime dichiarazioni di Marina Berlusconi che in tema di diritti ha preso le distanze dal governo. «Il pagamento del canone Rai risulta oggi anacronistico e ingiusto, in quanto — dice Candiani — dovuto per la semplice detenzione di apparecchi atti o adattabili a ricevere un segnale. Per questi motivi, anche in previsione dell’avanzamento della tecnologia e dell’inevitabile passaggio di canali sulla piattaforma web, è prevista una progressiva riduzione del canone con un taglio annuale del 20% rispetto all’importo oggi previsto, fino al suo totale azzeramento in cinque anni».
Nella Pdl si sottolinea che «il fabbisogno finanziario per la gestione della fornitura del servizio pubblico è coperto attraverso la revisione del sistema delle imposte indirette, nonché dai proventi derivanti dalla pubblicità televisiva». «Eliminare il canone Rai non è nel programma di governo del centrodestra. La Rai è la più grande industria culturale italiana ed ha la responsabilità di garantire il servizio pubblico, che non può e non deve essere sottoposto a incertezze sugli introiti», sostiene il presidente di Noi Moderati Maurizio Lupi. «Cosa ne pensano Meloni e Tajani di una proposta che porterà alla chiusura del servizio pubblico e ha tutto il sapore di un avvertimento a Mediaset e alle private?», attacca il capogruppo Pd in Commissione bicamerale di Vigilanza Rai, Stefano Graziano.
I dem criticano duramente anche la sospensione decisa a Serena Bortone: «Si tratta di una brutta pagina per il servizio pubblico». «Telemeloni colpisce ancora», l’affondo pure di Avs. «È un provvedimento paradossale», dicono pure dal Movimento 5 stelle.
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