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M5S, stop alla regola grillina dei due mandati, sì al terzo: come funziona


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Terzo mandato dopo un “pit stop” di una legislatura. Lo ha deciso ieri il Consiglio nazionale del Movimento 5 Stelle, riunitosi alle 11 del mattino, interrotto intorno alle 17 per consentire ai parlamentari di partecipare ai lavori di Camera e Senato, e ripreso in serata. Una vera e propria maratona notturna, terminata dopo la mezzanotte, che ha sancito l’approvazione del nuovo codice etico del Movimento, aprendo ufficialmente al ritorno dei big. Addio alla storica regola del doppio mandato. I pentastellati archiviano un altro pezzo della  fase “grillina” per trasformarsi, passo dopo passo, in un partito “normale”. Giuseppe Conte, insieme ai vicepresidenti e a tutto il quartier generale degli (ex), hanno messo a punto una strategia condivisa per superare una delle norme fondative della galassia grillina. Un cambiamento che spiana la strada anche alla possibile candidatura di Roberto Fico in Campania.
Sul tavolo ci sono tre opzioni, che saranno sottoposte prima al Comitato di Garanzia e poi alla base, già orientata, come è emerso lo scorso novembre al Palazzo dei Congressi, a concedere un terzo mandato, ma non oltre. La direzione è chiara: “no al carrierismo politico”. Per questo, chi vorrà ricandidarsi a qualsiasi livello istituzionale dovrà osservare un periodo di pausa, un vero e proprio “pit stop”. L’ex presidente della Camera Roberto Fico, non si esclude che sarà il primo a testare la nuova regola, correndo per le Regionali in Campania. Ma è nel 2027 che il Parlamento potrebbe tornare a riempirsi di vecchie conoscenze del Movimento:  da Vito Crimi a Paola Taverna, da Stefano Buffagni ad Alfonso Bonafede e Fabiana Dadone. Grazie alla norma dello “stop and go”, chi è rimasto fermo per cinque anni potrà rientrare in gioco senza bisogno di deroghe.
Lo stesso vale per chi, dopo due mandati parlamentari, sceglierà di candidarsi a livello locale, come governatore, consigliere regionale etc. Il principio del “pit stop” e il principio del “due più uno” sono ora i pilastri fondanti del terzo mandato dei pentastellati. Strumenti per garantire un equilibri e competitività, soprattutto su territori, dove i nomi forti possono ancora trainare consensi. “Nessuno però potrà andare oltre il terzo mandato” fanno sapere da Campo Marzio. Le nuove regole salvano di fatto anche tutti e cinque i vicepresidenti dal limite ai mandati. Ma non sono mancate le tensioni durante la riunione. Infatti, in un primo momento, le nuove disposizioni sembravano escludere dalle prossime liste dei big del movimento come le ex sindache Chiara Appendino e Virginia Raggi, oltre ai capigruppo Riccardo Ricciardi e Stefano Patuanelli, colpevoli di aver ricoperto in passato incarichi comunali.

Ma in serata è arrivato il cambio di rotta: tutti e quattro saranno candidabili. Raggi, per la prima volta, potrebbe approdare in Parlamento. Gli altri punteranno a confermare il proprio seggio. Le nuove norme, in fine, stabiliscono che il presidente del Movimento, e in questo caso Giuseppe Conte, potrà concedere un massimo del 5% di deroghe per i candidati al terzo mandato continuativo, però non filtrano ulteriori dettagli.

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