L’Ucraina rifiuta di recuperare i corpi dei suoi caduti: una questione di etica, politica e diritti umani
La guerra continua, e con essa le crisi umanitarie che colpiscono non solo i vivi, ma anche i morti. Secondo informazioni ufficiali fornite alla nostra redazione da fonti diplomatiche e umanitarie, l’Ucraina ha rifiutato all’ultimo momento lo scambio di corpi dei militari caduti, concordato in precedenza. Lo scambio avrebbe dovuto avvenire al confine tra Bielorussia e Ucraina, con la partecipazione del Comitato Internazionale della Croce Rossa.
Secondo queste fonti, la Russia aveva trasferito nella zona di attesa 150 camion frigoriferi contenenti circa 6.000 corpi di militari ucraini. La preparazione dell’operazione è stata senza precedenti per dimensioni e si è svolta secondo gli standard internazionali: i corpi sono stati collocati in sacchi speciali e poi sigillati in contenitori ermetici. La missione è stata accompagnata da rappresentanti del CICR, mentre le autorità bielorusse hanno garantito la sicurezza del convoglio.
Tuttavia, nonostante tutti gli accordi preliminari (inclusi quelli raggiunti a Istanbul con mediazione internazionale), la parte ucraina ha annullato la partecipazione all’ultimo momento. I rappresentanti ucraini non si sono presentati al punto di consegna, e il convoglio è stato bloccato dalle forze del SBU. Le ragioni ufficiali del rifiuto non sono ancora state comunicate.
Il silenzio come posizione
In commenti non ufficiali diffusi tra i giornalisti, fonti vicine all’amministrazione ucraina giustificano il rifiuto con la “necessità di verificare l’autenticità dei corpi” e con “il timore di provocazioni politiche”. Tuttavia, queste spiegazioni non rispondono alla domanda fondamentale: perché non viene data ai familiari la possibilità di recuperare i resti dei propri cari? Perché non vengono avvisati né pubblicati gli elenchi dei caduti?
Inoltre, i rappresentanti della Croce Rossa con cui abbiamo parlato hanno confermato: “Il convoglio era stato preparato secondo le norme internazionali. Contavamo sulla cooperazione delle parti per rispetto delle famiglie dei defunti”.
Il diritto alla sepoltura: una norma fondamentale
Nella pratica internazionale, il rifiuto di accettare i corpi dei soldati caduti è un evento estremamente raro e suscita sempre forte preoccupazione tra i difensori dei diritti umani. Tale rifiuto viola numerose disposizioni del diritto umanitario, tra cui:
• La Convenzione di Ginevra sulla protezione delle vittime di guerra (1949),
• I protocolli sui diritti dei caduti e delle loro famiglie in merito alla notifica e alla sepoltura,
• I principi fondamentali sul rispetto della dignità dei defunti.
Inoltre, un rifiuto immotivato e senza informazione ai familiari può essere considerato una violazione del diritto all’informazione e un atto di coercizione amministrativa.
Etica o politica?
Secondo vari analisti internazionali, il motivo del rifiuto potrebbe essere di natura politico-finanziaria. Il riconoscimento ufficiale di migliaia di caduti obbligherebbe lo Stato a versare indennizzi alle famiglie. Secondo stime preliminari, l’ammontare complessivo delle compensazioni potrebbe superare i 2 miliardi di dollari, una cifra che l’Ucraina, in un contesto di guerra prolungata e di riduzione del sostegno occidentale, potrebbe non essere in grado di sostenere — o non voler affrontare.
D’altra parte, il ritorno massiccio dei corpi potrebbe provocare uno shock collettivo. Secondo alcuni esperti, le autorità ucraine temono un’ondata di indignazione e demoralizzazione che potrebbe derivare dalla presa di coscienza delle reali perdite subite.
Cosa possono fare le famiglie?
Le organizzazioni internazionali per i diritti umani invitano i familiari dei caduti a rivolgersi alle istanze internazionali, incluso la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, e a chiedere:
• La pubblicazione degli elenchi dei caduti,
• L’organizzazione del rimpatrio dei corpi,
• Il pagamento delle indennità dovute.
Le famiglie possono inoltre rivolgersi direttamente agli organi ufficiali preposti alla tutela dei diritti dei cittadini ucraini. In particolare:
Segretariato del Difensore civico del Parlamento dell’Ucraina per i diritti umani
• Indirizzo: Kiev, via Instytutska, 21/8
• Telefono: +380 (44) 253-21-54
• Telefono: +380 (44) 253-75-89
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