Più che una vittoria, un trionfo. Nell’ultimo giorno dell’offerta lanciata dal Monte dei Paschi su Mediobanca le adesioni del mercato sono state di massa. I soci della banca d’affari milanese hanno portato in adesione il 16,5% del capitale. Meglio anche di quanto fatto nello sprint finale da Bper nella ops lanciata sulla Banca popolare di Sondrio. Un numero tale da permettere a Siena di arrivare al 62,3%, superando quindi la metà più una delle azioni e ottenere così il controllo di Piazzetta Cuccia.
Il successo dell’operazione, in realtà, era già stato decretato una settimana fa, quando era stata superata la soglia del 35%, raggiunta la quale, per l’istituto di Rocca Salimbeni, l’offerta poteva considerarsi andata in porto. Per Siena già una percentuale fino al 50% sarebbe bastata per garantire il controllo di fatto, da primo azionista. Il successo è andato ben oltre. I successivi tre giorni dell’offerta pubblica di scambio, diventata una offerta pubblica di acquisto e scambio quando Montepaschi ha deciso per un ritocco in cash da 0,90 centesimi ad azione, sono serviti a rendere più rotondo il risultato. In totale, durante il periodo di adesione, sono state consegnate 506,6 milioni di azioni.
«Il mercato ha dato un chiaro sostegno al nostro progetto apprezzando la forte logica industriale e la creazione di valore per gli azionisti e tutti gli stakeholder, oltre che per il sistema Paese», ha commentato l’amministratore delegato di Mps, Luigi Lovaglio. Si tratta di «un progetto di crescita che si fonda sull’unione di due eccellenze italiane e due brand straordinari».
LE TAPPE
Assumendo il controllo, il Monte potrà così imprimere ritmo alla creazione delle sinergie attese dall’operazione. E ad accelerare sarà anche il ricambio al vertice di Mediobanca, della quale, da circa un ventennio, amministratore delegato è Alberto Nagel.
Preso atto del nuovo socio di controllo, secondo quanto riportato dal Financial Times e già in occasione della riunione del consiglio d’amministrazione in calendario per il prossimo 18 settembre, il manager e il cda potrebbero lasciare. Le indiscrezioni si rincorrono da giorni.
Già venerdì scorso l’Ansa riferiva l’ipotesi che il board in carica si presenti dimissionario all’assemblea prevista, da statuto, il 28 ottobre prossimo. A quel punto dovrebbe essere indicato un nuovo vertice espressione di Montepaschi.
Il manager aveva già visto sfaldarsi nel corso dei mesi il patto di consultazione tra azionisti storici che in passato aveva sostenuto il cda e il cui peso è sceso nel corso dell’ultimo anno dall’11,8% al 6,91%. Prima c’è stata l’uscita della famiglia Acutis attraverso Vittoria Assicurazioni, a inizio luglio a lasciare è stata Mediolanum, fino ad allora primo componente per peso. Per mesi inoltre le comunicazioni al mercato hanno riportato le vendite dalla famiglia Gavio e dei Lucchini. Segnali che la scritta “game over” stava per apparire sullo schermo.
Nel frattempo, a metà agosto, l’assemblea dei soci ha bocciato senza appello il tentativo di Mediobanca di acquisire Banca Generali da Assicurazioni Generali in cambio della partecipazione di Piazzetta Cuccia nel gruppo triestino. Progetto andato a vuoto nonostante il blitz tentato in piena estate, anticipando l’assise dei soci inizialmente fissata per fine settembre. I soci si sono schierati contro, mentre l’accordo di sindacato ha continuato ad assottigliarsi.
Alcuni pattisti, come la famiglia Tortora e, attraverso la holding Finprog, i Doris hanno inoltre deciso di conferire le proprie quote al Monte.
L’operazione è entrata nella sua fase cruciale lo scorso 14 luglio. Simbolicamente il giorno della presa della Bastiglia, l’evento centrale della rivoluzione francese del 1789. Parlare oggi di rivoluzione nella finanza italiana non è forse azzardato.
Le adesioni degli ultimi giorni si aggiungono a quelle dei due azionisti di peso, la holding Delfin, cassaforte degli eredi di Leonardo Del Vecchio, guidata da Francesco Milleri, e il gruppo Caltagirone che avevano apportato un primo blocco pesante di azioni
A loro, dopo il rilancio, hanno fatto seguito le casse previdenziali e la famiglia Benetton. Nel complesso un pacchetto del 12% che conta anche Amundi, Anima, Tages e, secondo quanto riporta l’Ansa, anche Unicredit. Sempre secondo quanto riferisce l’Agenzia all’offerta si sono uniti anche grandi fondi e investitori istituzionali, tradizionale puntello del management di Mediobanca, come Vanguard, Fidelity, Blackrock.
«È il valore del mercato», commentava nei giorni scorsi il presidente della commissione Finanze della Camera, Marco Osnato. Ieri intanto, in borsa il titolo del Monte dei Paschi guadagnava lo 0,48% e Mediobanca saliva dello 0,49%.
Ora entro il 12 settembre la banca senese rilascerà il comunicato sui risultati definitivi dell’opas, poi — il 15 settembre – sarà il momento del pagamento del corrispettivo di 2,533 azioni Mps più la componente in contanti. Il giorno seguente riapriranno i termini dell’offerta per cinque giorni di Borsa aperta.
LE SCADENZE
Con la riapertura dell’offerta dal 16 al 22 settembre prossimi, secondo il mercato Mps potrebbe ulteriormente rafforzare la sua partecipazione dentro Piazzetta Cuccia. Entro il 26 settembre si avranno qui i risultati definitivi di tutta l’operazione.
Il traguardo all’orizzonte, trascorsi otto mesi dall’annuncio della scalata al salotto milanese delle finanza, è raggiungere e superare il 66,7% che permetterebbe a Mps di procedere alla fusione attraverso un’assemblea straordinaria.
Ma già aver raggiunto il controllo con oltre il 50% mette la banca senese nella condizione di realizzare al meglio alcune delle sinergie attese dall’operazione e in particolare fare leva sui crediti fiscali di entrambi gli istituti.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Risparmio e investimenti, ogni venerdì
Iscriviti e ricevi le notizie via email