Un ultimo atto, in Brasile. Per Joe Biden, da presidente degli Stati Uniti. E (quasi) per Giorgia Meloni, da numero uno del G7. Su Rio de Janeiro — dove la premier è arrivata nella notte dopo uno scalo tecnico a Capo Verde — spirano forti le correnti del cambio di passo dettato da Donald Trump. Il vertice che Lula ha incardinato attorno ai macro temi della lotta alla fame e alla povertà, della riforma della governance internazionale, dello sviluppo sostenibile e della transizione energetica, rischia quindi di trasformarsi in poco più di un dibattito interlocutorio, in attesa che il mondo cambi il proprio assetto con il ritorno del Tycoon alla Casa Bianca. Quella di Rio de Janeiro è intanto per Meloni l’occasione per fare il punto con il leader mondiali ideologicamente più affini. L’indiano Narendra Modi, ad esempio, tra i primi a congratularsi con Trump e ormai da due anni partner politico scelto dalla premier. Idem per l’argentino Javier Milei che Meloni raggiungerà a Buenos Aires a margine del G20 per consolidare un rapporto già “cercato” dalla premier a Borgo Egnazia. Il tutto, ovviamente, tenendo a mente la necessità di non sbilanciarsi troppo.
LA GEOPOLITICA
L’imprevedibilità di Donald Trump non lo consente, specie per i timori legati all’inasprimento dei dazi verso le merci provenienti dall’Europa o a quelli per l’aumento delle spese per la Difesa dei Paesi Nato. I primi riverberi del voto americano sulla geopolitica è del resto possibile coglierli anche in alcune prese di posizione che oggi condizionano i dossier considerati meno destinati allo status quo. Se la telefonata di Olaf Scholz a Vladimir Putin ha innescato la risposta piccata del G7 a guida meloniana, la replica di Volodymyr Zelensky nasconde il segno dei tempi che cambiano. Oltre a ringraziare come al solito per «il sostegno duraturo» promesso, il leader ucraino stavolta lascia intendere una sorta di stanchezza. È l’ombra del mondo nuovo a trazione “maga” che potrebbe cominciare a mostrarsi nelle conclusioni su Ucraina e Medio Oriente che arriveranno al termine del vertice brasiliano dal motto «Costruire un mondo giusto in un pianeta sostenibile».
Un summit in cui accanto ai venti grandi della Terra siederanno 8 paesi outreach e decine di organizzazioni non governative e banche per lo sviluppo. Durante le sessioni di lavoro “lotta alla fame e alla povertà” e “sviluppo sostenibile e transizione energetica” Meloni interverrà, ribadendo «lo storico impegno dell’Italia per garantire la sicurezza alimentare delle Nazioni più vulnerabili». A maggior ragione perché, spiegano fonti italiane, «agricoltura e acqua sono due delle direttrici di intervento del Piano Mattei per l’Africa». Non solo, sullo stesso filone la premier illustrerà anche le iniziative assunte in ambito G7, come l’Apulia Food System Initiative lanciata a giugno a Borgo Egnazia, e Energy for Growth in Africa, per sostenere la produzione e la distribuzione di energia pulita.
A Rio Meloni si dedicherà anche a diversi bilaterali. L’unico confermato, per ora, è quello con il padrone di casa Lula. Al di là della cooperazione sui temi del vertice, l’incontro avrà precisi connotati economici, puntando sui reciproci interessi. Oltre a quelli noti nel settore energetico brasiliano, di cui Enel è una dei protagonisti, c’è ad esempio sul tavolo la proposta d’acquisto da parte brasiliana di 24 caccia M-346 prodotti da Leonardo.
LA SICUREZZA GIURIDICA
Non solo, Meloni dovrebbe discutere soprattutto della sicurezza giuridica per gli investimenti nostrani in Brasile. Specie per quanto riguarda le incertezze che da oltre un decennio circondano il settore dell’acciaio locale dopo che una decisione del tribunale rischia di penalizzare Ternium, uno dei più grandi gruppi siderurgici al mondo, a capitale italiano.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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