Debolezza del dollaro e dazi Usa continuano a remare contro l’export italiano, le cui prospettive, nonostante il miglioramento a settembre (+2,6%), restano negative. L’incertezza internazionale contribuisce poi a frenare il Pil. Lo rileva la congiuntura flash di novembre del Centro studi di Confindustria. Sulle prospettive negative delle esportazioni italiane, secondo l’associazione degli industriali, «pesano la debolezza della domanda europea» e in particolare «i nuovi dazi statunitensi sui veicoli medi e pesanti scattati dal 1° novembre». Elementi che hanno bloccato la dinamica del prodotto interno lordo nel terzo trimestre, con una crescita zero.
Tutto ciò benché, negli ultimi tre mesi, la fiducia sembra in risalita. Questo grazie al graduale rientro del prezzo del petrolio, ma anche allo stimolo dovuto agli investimenti del Pnrr. A ottobre il dato è in crescita, visti anche gli ordini meno sfavorevoli e le migliori attese. L’indice Pmi raggiunge quasi la soglia neutra (49,9 da 49,0). La flessione del prezzo del petrolio (64 dollari al barile a novembre), pari alla media 2019, guida al ribasso i prezzi al consumo dei carburanti in Italia (-1,4% a ottobre, -2,7% la benzina).
Anche il prezzo del gas è leggermente calato (a 31 euro al megawattora), ma rimane molto al di sopra dei valori registrati prima del 2022. Come risultato netto, l’inflazione totale è quindi modesta (+1,2%). Risultato rivendicato dal governo, per bocca del ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso.
IL PARAGONE
I consumi, poi, risalgono: nonostante il calo dello 0,5% registrato a settembre e dello 0,4% nel terzo trimestre, infatti, la fiducia delle famiglie migliora per il secondo mese consecutivo, attestandosi a 97,6 (si partiva da 96,8). Per quanto riguarda la produzione industriale, invece, il crollo di agosto è parzialmente recuperato dal progresso del 2,8% di settembre, ma a conti fatti, da luglio a settembre il saldo è negativo per lo 0,5%. Nei primi nove mesi del 2025, nell’Eurozona, la produzione industriale segna poi complessivamente una riduzione, ma più moderata che in passato, sia in Germania (-1,5% annuale), che in Italia (-0,9%). Viceversa, in Spagna, si è registrato un rafforzamento della crescita manifatturiera (+1%). Prima di aprile, però, in Italia, c’è stato un lunghissimo calo della produzione, durato ben 26 mesi.
Il costo dell’energia più basso nel Paese iberico e la stabilizzazione del mercato del lavoro — spiega poi Confindustria — favoriscono la sua industria. La crisi del settore automobilistico, invece, colpisce più di tutti la Germania, dove c’è il cuore europeo di questa industria.
LE RICETTE
Anche i prezzi dei beni alimentari continuano a crescere, arrivando — sempre secondo le stime di Confindustria — a un rialzo annuo del 2,1%, che diventa addirittura un aumento del 5,8% per la carne. Incrementi che sono alla base anche di uno studio condotto dall’Unione nazionale consumatori (la spesa costa 174 euro in più all’anno per una famiglia media, 232 euro in più per le coppie con due figli).
«Il contesto globale — ha spiegato Barbara Cimmino, vice presidente per l’export e l’attrazione degli investimenti di Confindustria — è segnato da instabilità, frammentazione e competizione sistemica. Energia, sicurezza, tecnologia, difesa, commercio e finanza sono dimensioni ormai interconnesse, e nessuna impresa può più permettersi di leggerle separatamente. L’Italia non ha un futuro fuori dall’Unione europea, che resta il nostro perimetro naturale, ma l’Europa oggi è decisamente lenta, divisa e poco pragmatica. Noi, poi, dobbiamo essere più capaci di semplificare, attrarre e innovare: solo così potremo essere davvero protagonisti, e non spettatori, delle trasformazioni in corso». L’invito degli industriali al governo, quindi, è di avere più coraggio rispetto a quanto stanziato in manovra, per aiutare le imprese, sostenendole in un momento molto delicato. D’accordo le opposizioni, che dal Pd al M5s e Avs chiedono anche aiuti urgenti alle famiglie contro il caro-vita.
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