18.05.2025
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Politics

Liguria, Schlein sogna la spallata per costruire l’alternativa


Sognava il triplete, Elly Schlein. E lo sogna ancora, anche se a tutti ripete di non voler mettere asticelle. Strappare Liguria e Umbria al centrodestra e confermare l’Emilia Romagna avrebbe il sapore del trionfo, per la segretaria dem. E non solo perché il tre a zero potrebbe cementare finalmente il campo largo (pardon: la coalizione progressista), costringendo i Cinquestelle da una parte e i calendian-renziani dall’altra a una presa di coscienza: «Visto che uniti possiamo battere la destra?», gongolerebbe un minuto dopo la leader del Nazareno. Ma anche e soprattutto per assestare quella spallata a Giorgia Meloni che ancora, nonostante le zampate quotidiane sui «tagli alla sanità» e le critiche sull’operazione Albania, all’orizzonte non si vede.

Per non parlare del possibile effetto traino: issare Andrea Orlando alla tolda di comando della Liguria lunedì, calcolano gli strateghi dem, permetterebbe di arrivare in volata alla sfida umbra in programma tra tre settimane, dove i bookmakers indicano un altro testa a testa (il 17 e 18 si vota pure in Emilia, ma lì il Pd è sicuro di farcela). Con un risvolto da non sottovalutare, quello che qualcuno ironicamente chiama il “fattore R”. Sfondare a Genova, per Schlein, significherebbe dimostrare non solo che con lei il Pd vince, ma che il centrosinistra funziona anche senza Matteo Renzi, tagliato fuori dalla partita dal veto di Giuseppe Conte. Il che consentirebbe alla segretaria di prendersi una pausa dal dibattito “Renzi sì, Renzi no” che non le interessa, in questa fase. Per Conte, al contrario, farcela senza Iv rappresenterebbe un assist perfetto a ciò che da settimane ripete: «Con Renzi non si vince».

IL PROCESSO
Ecco perché, in caso di sconfitta – specie se di misura –, nel campo largo si aprirebbe un processo animato dallo stesso Renzi («visto che il mio 3% era determinante?»). Con il veto dell’avvocato e l’asse privilegiato del Pd con M5S sul banco degli imputati. Ma perdere, per dem e alleati, vorrebbe dire soprattutto, che tutta la narrazione della campagna elettorale era sbagliata. Che l’inchiesta Toti, cavalcata come un esempio di “amichettismo” del centrodestra in regione, non ha fatto cambiare idea ai liguri. Il che darebbe la stura a una facile conclusione di Giorgia Meloni: quando si vota, tutte le polemiche e le ipotesi dei procedimenti giudiziari si sciolgono come neve al sole. Una narrazione che Schlein non è disposta ad accreditare. Per questo la sfida ligure, tra le tre, è la più delicata, per questo la segretaria non si è risparmiata. Una sconfitta la riporterebbe al punto di partenza. E lei, invece, vuole correre.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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