18.05.2025
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Licenziato per un (presunto) errore da poche centinaia di euro, 55enne si toglie la vita. «Era sconvolto, amava il suo lavoro»


Una vita passata sempre nella stessa azienda. Poi quel (presunto) errore nell’applicare le procedure, una leggerezza che gli era costata il posto di lavoro. Lui, 55enne padovano di Piove di Sacco, inizialmente si era rivolto anche al sindacato: la Cgil, che stava seguendo il suo caso, aveva già preso un appuntamento con il proprio legale per presentare ricorso contro quel provvedimento, ritenendolo troppo duro. Tutto finito: l’uomo, domenica, si è tolto la vita in casa. Uno choc per amici, colleghi e famigliari. La morte del loro caro è arrivata come un fulmine a ciel sereno.

LA VICENDA

È successo tutto nel giro di pochi giorni. Il 55enne era un dipendente da circa trent’anni del gruppo Metro, la catena specializzata nella ristorazione e ospitalità che conta oltre 3mila punti vendita in tutta Italia. L’uomo aveva lavorato molti anni a Padova, poi era stato trasferito a Udine e infine a Venezia (che ha il suo negozio a Marghera). A fine giugno al dipendente era arrivata una lettera di contestazione dell’azienda per delle presunte «irregolarità nelle procedure interne».

«Ma parliamo di un errore che aveva causato un danno di poche centinaia di euro — spiegano alcuni colleghi — non sembrava nulla di così grave». In passato, poi, il suo curriculum non aveva avuto mai nemmeno un’ombra. Anzi, secondo gli amici, adorava il suo lavoro, tanto che qualcuno spesso lo rimproverava per il suo essere “troppo aziendalista”. Il 31 luglio, però, era arrivata la mazzata: lettera di licenziamento, perché secondo l’azienda era venuto meno il vincolo fiduciario. All’uomo era crollato il mondo addosso, aveva chiesto consiglio ad amici e sindacalisti.

LE REAZIONI

Tra questi anche un collega storico, Michele Mognato, ex vicesindaco di Venezia ed ex deputato del Partito democratico. «Ci eravamo parlati qualche settimana fa ripromettendo di risentirci — ha scritto ieri in un commosso post di addio sui social — Negli anni recenti della nostra conoscenza ero stato piacevolmente sorpreso per la sua curiosità e la semplice allegria, per le chiacchiere politiche e sindacali mentre chiedeva il codice di un prodotto. M’interrogo sulla sua fragilità e come la situazione in cui si è trovato l’abbia travolto. Ho provato in queste ore a resistere in silenzio ma è difficile governare quel senso di “rabbia” che mi ha colto, è stato un caro collega».

Il 55enne si era rivolto, appunto, alla Cgil. Il suo caso era seguito dal segretario della Filcams di Venezia, Andrea Porpiglia. «Dopo la lettera abbiamo avuto un incontro con l’azienda e ovviamente, ritenendolo un provvedimento sproporzionato, ci siamo opposti — spiega — ma loro sono rimasti fermi sulle loro posizioni e hanno rifiutato le nostre contestazioni. Avevamo preso appuntamento con il nostro ufficio legale il 3 settembre per impugnare il licenziamento». Alcuni colleghi, però, negli ultimi giorni l’avevano visto sempre più strano. «Era molto giù, era chiaro quanto fosse rimasto sconvolto».

La Metro è intervenuta con una breve nota di cordoglio sulla vicenda. «Abbiamo appreso con molto dolore della scomparsa improvvisa dell’ex collega del punto vendita di Venezia e ci stringiamo attorno alla famiglia, ai suoi cari e agli amici in questo triste momento. Paolo da inizio agosto non era più un dipendente dell’azienda. Siamo vicini a tutte le persone del punto vendita di Venezia».

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