Ci sono almeno tre buone notizie dietro la firma formalizzata ieri che fa decollare la joint venture tra Leonardo e i tedeschi di Rheinmetall per far decollare il nuovi carri armati europei di nuova generazione da sfornare entro due anni. Certamente servirà a rinnovare completamente le dotazioni di terra dell’Esercito italiano per un valore di circa 22,3 miliardi. Ma il vero valore dell’accordo sta nell’aver posto la prima pietra della costruzione «di uno spazio europeo della difesa», come spiegato dall’ad di Leonardo, Roberto Cingolani. Una piattaforma che punta a un mercato da aggredire di almeno 50 miliardi dato il contesto globale con oltre 50 conflitti e che potrebbe anche coinvolgere altri player. E questa è la seconda buona notizia. Ma la terza faccia del traguardo tagliato ieri sull’asse Italia-Germania è nelle potenzialità anche su altre piattaforme. Non solo carri armati. Ci sono enormi potenzialità anche su altri fronti, spiega un esperto vicino al dossier, nel matrimonio tra due gruppi che guardano alle esigenze di sicurezza globale. Vuol dire che Leonardo e Rheinmetall sono solo all’inizio. Del resto, si capisce anche dalle parole di Cingolani che c’è dell’altro dietro «l’accordo storico». «Abbiamo avuto telefonate da altri competitor interessati ad entrare in partita, ci sono dei contatti», ha risposto l’ad a margine della conferenza stampa. Vale per l’ingresso nell’asse con Rheinmetall, ma «anche per altro», per altri settori di Leonardo. I contatti sono «a livello Ue, ma anche Oltreoceano alcune nostre tecnologie possono essere interessanti. Gli Stati Uniti per noi sono mercato domestico».
LE POTENZIALITÀ
La joint venture Leonardo Rheinmetall Military Vehicles (LRMV) a controllo paritario «non è stata fatta solo in funzione di una grande opportunità in Italia», aveva esordito Cingolani aprendo l’incontro con i giornalisti. A snocciolare i numeri di quanto si potrà fare esportando i nuovi prodotti superdigitalizzati è anche il ceo di Rheinmetall, Armin Papperger atteso subito dopo, insieme a Cingolani, dal ministro della Difesa, Guido Crosetto. Al netto della commessa italiana, nei prossimi 20 anni si dovranno rimpiazzare «migliaia di veicoli terrestri in Europa con 35-50 anni»: una stima credibile per LRMV è catturare la metà di un mercato potenziale di 2mila nuovi carri e 4mila veicoli di fanteria senza contare le richieste ucraine. Un boccone ghiotto per la somma di Leonardo e Rheinmetall che «porta a macchine estremamente avanzate e digitali in grado di parlare con i satelliti, tra le migliori del mondo», per Cingolani.
La nuova società avrà sede legale a Roma e sede operativa a La Spezia, dove Leonardo ha un sito produttivo con 1.200 addetti attuali in crescita del 30% negli ultimi due anni. Definita anche la governance, a rotazione, con un ad di nomina italiana e un presidente scelto dai tedeschi per i primi tre anni. L’obiettivo iniziale è la fornitura all’Esercito Italiano di 1.050 veicoli per la fanteria basati sulla piattaforma tedesca Lynx e circa 270 tra carri armati (basati sui Panther di Rheinmetall) e altri mezzi: una commessa fino al 2040 per i mezzi di fanteria e fino al 2037 per i carri. Per il resto, sarà un fine anno di fuoco per Leonardo, tra l’accordo sul Gcap, il progetto per il nuovo caccia tra Italia, Regno Unito e Giappone e le acquisizioni tra Spazio e Cybersecurity. Tutti dossier pronti alla firma.
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